La tragedia della funivia del Mottarone rischia di rimanere senza risposte. Troppe anomalie, a parte la decisione del capo servizio di manomettere il sistema frenante, concentrate in un momento solo. Tutta l’attenzione infatti adesso va sulla fune che si è spezzata, scatenando l’incidente. Ma come ci ha spiegato l’ingegner Stefano Bor, socio della società di ingegneria Alpteam di Charvensod (Aosta) ed esperto di impianti funiviari, “è impossibile controllare le condizioni del cavo in corrispondenza della testa fusa”, che è il carrello della cabina, il punto esatto in cui il cavo si è spezzato.
Le ipotesi al momento che si possono fare sono diverse: “Quei cavi di acciaio è difficilissimo che si spezzino, anche se si usano da decenni. La colpa potrebbe essere dell’acqua che si è infiltrata nelle teste fuse dopo un anno di inattività, contribuendo a incrementare l’usura della fune”. Resta poi da capire perché un dipendente, il capo servizio, che non aveva interessi particolari sul fatto che la funivia funzionasse o meno, abbia manomesso i freni. A meno che sapesse cose che nessuno conosce, a parte il gestore, e cioè che l’impianto era talmente in cattive condizioni da rischiare di chiudere per sempre.
Resta il nodo del cavo, che a novembre era ancora in buone condizioni. Un addetto alla manutenzione ha riferito ai carabinieri che il rumore che il capo servizio sentiva sulla vettura potrebbe essere stato legato non ad anomalie ai freni, ma segno di un problema proprio alla fune, che è stato sottovalutato. Di che cosa poteva trattarsi? E che cosa può aver spezzato il cavo?
Posso solo fare ipotesi senza avere la documentazione tra le mani. Diciamo che le teste fuse non si riescono a controllare, un controllo interno della fune in corrispondenza della testa fusa è impossibile da fare.
Sono state però diffuse immagini del cavo rotto: è sfilacciato e sembra di capire che fosse molto malconcio. Che cosa le suggeriscono quelle immagini?
Una fune, quando si spezza, non è che si tagli di netto, quello che si vede dalle foto è una fune lacerata ed è normale che la fune sia in quello stato dopo essersi rotta. È vero che la fune era vecchia, ma personalmente in alcuni dei miei impianti utilizzo funi vecchie anche di trent’anni, perché l’acciaio non invecchia particolarmente male. Poi certamente si fanno i controlli.
È davvero difficile, almeno al momento, capire cosa sia successo alla fune?
Probabilmente dagli esami sullo stato del cavo si potrà capire qualcosa. Ad esempio, se si è verificata una corruzione interna o degli attriti interni che hanno causato la rottura dei fili della fune. La parte di testa fusa inserita nel carrello della funivia non si può vedere, poi dipende dai tipi di funivia.
Potrebbe essere stato il freno a logorare il cavo?
No, questo no. Può essere che sia stata l’acqua, perché con la funivia ferma per un anno l’acqua, colando sulla fune o colando dal tetto, potrebbe aver incrementato l’usura della fune o intaccato quella parte. La fune dove entra nella cabina è sottoposta a un movimento molto forte di trazione alternata. Quando l’impianto funziona, la fune si muove su e giù, c’è una continua alternanza di pressione e uno strattone più forte potrebbe aver causato il cedimento.
Ma incidenti analoghi sono avvenuti in passato?
A mia memoria no, sicuramente non negli ultimi anni. Va però tenuto conto che le funivie a testa fusa non sono molte, una dozzina su un centinaio, per cui è difficile fare una valutazione statistica.
Si tratta quindi di un sistema antiquato?
Sì, è un sistema antiquato, ma usato ancora oggi. Ci sono ditte costruttrici che lo utilizzano ancora. Non è un brutto sistema, ma necessita di controlli maggiori in alcune situazioni e soprattutto la normativa prevede che questi controlli vengano eseguiti ogni cinque anni. Quella funivia era vicina alla data di scadenza, era sui quattro anni e mezzo.
Solo sfortuna?
È stata una somma di eventi, a parte aver manomesso i freni che è un altro discorso, però una concomitanza di eventi abbastanza inquietante.
Quello che non si capisce è che interesse personale potesse avere il capo servizio a manomettere i freni per mantenere la funivia in funzione. Lei che idea si è fatto?
Ho diversi impianti, il rapporto tra un direttore di esercizio e il suo capo servizio è un rapporto di fiducia. Mi fido, mi telefonano per qualsiasi inezia, se non è una persona di mia fiducia non la prendo a lavorare. È davvero difficile che un capo servizio non comunichi.
Appunto, perché prendere una decisione così di testa sua?
A me è capitato un incidente con un capo servizio in cui c’è stato anche un morto. C’era un guasto alla mattina, il capo servizio ha fatto un ponticello sull’apertura porte della cabina senza comunicarlo a nessuno. Poi si è dimenticato di toglierlo, ma non era una cosa visibile, era un ponticello con dei fili. La settimana successiva abbiamo fatto le prove alle quali sono sempre presente, la cabina è ripartita e una persona è caduta rimanendo uccisa. Mi hanno incriminato, poi è stato riconosciuto che non potevo essere responsabile. Il capo servizio ha ammesso che si era dimenticato di togliere il ponticello.
Però questo è un errore umano, nel caso di Mottarone è stato fatto di spontanea volontà qualcosa che non andava fatto, non crede?
Esatto.
Nella catena di controllo può aver influito il fatto che la manutenzione della funivia del Mottarone facesse capo a diverse società?
No, questi interventi idraulici vengono affidati all’esterno. Anche società grosse non hanno personale specializzato per interventi di questo tipo.
Il direttore della funivia Perocchio ha dichiarato: “Le manutenzioni erano state fatte, bastava chiudere l’esercizio uno o due giorni e si risolveva il problema” delle anomalie al sistema frenante che duravano da un po’ di tempo. È così?
Non so che anomalie avessero, però l’intervento era già stato fatto, non so che altro potevano fare.
(Paolo Vites)
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