La faglia che provocò il devastante terremoto di Messina nel 1908 è stata ufficialmente scoperta nei fondali marini che separano la Sicilia dalla Calabria. L’annuncio giunge in seguito alla pubblicazione su “Earth-Science Reviews” della ricerca “The Messina Strait: Seismotectonic and the Source of the 1908 Earthquake”, condotta sui fondali dello Stretto di Messina e sull’attività sismo-tettonica dell’area dalle università di Catania e di Kiel (Germania) e dall’osservatorio etneo dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV).
Come hanno raccontato i ricercatori, l’ecografia eseguita nelle acque mediterranee ha consentito di individuare in modo inequivocabile una profonda spaccatura nel fondale dello Stretto di Messina e la faglia “mostra evidenze di attività recente, poiché disloca il fondale marino con scarpate fino a 80 metri di altezza. L’analisi sismica in ambiente 3D e studi geomorfologici sul terreno hanno poi permesso di seguire la faglia per tutto il suo sviluppo”. Ad oggi, si sa che la sua struttura si snoda lungo l’asse dello Stretto ed è individuabile a circa tre chilometri dalle coste della Sicilia, alla latitudine di Messina. Poi, la spaccatura curva verso Est, penetrando nell’entroterra calabrese, per proseguire lungo l’asta fluviale del torrente Catona.
TERREMOTO DI MESSINA DEL 1908: SCOPERTA LA FAGLIA CHE LO CAUSÒ
La faglia che determinò il terremoto di Messina del 1908 (magnitudo 7.1: fu la catastrofe sismica più grave d’Europa, con crolli e anche uno tsunami che provocarono 100mila morti, ndr), in base a quanto emerso dagli studi sopra menzionati, è in grado di scatenare terremoti di magnitudo 6.9, del tutto simile alla quantità d’energia sprigionatasi poco più di un secolo fa. Insomma, una situazione latente di pericolo che non lascia certamente dormire sonni tranquilli. Questo lavoro di ricerca ha inoltre affrontato il meccanismo presente alla base dell’allontanamento attualmente in corso tra la Sicilia e la Calabria, con uno spostamento di 3,5 millimetri registrato ogni anno, che sarebbe frutto dei movimenti nelle profondità della crosta terrestre sotto l’effetto della gravità e senza provocare alcun tipo di sisma, incoraggiando, però, la rottura di alcune faglie ubicate maggiormente in superficie.