A 16 anni Luca “diventa” Ludovica e racconta la sua particolare esperienza di “scelta” della propria identità di genere: nelle settimane in cui il dibattito sul Ddl Zan impernia gran parte dell’opinione pubblica, Repubblica riporta la chiacchierata fatta con Ludovica Gentilini, una delle prime adolescenti in Italia ammesse al trattamento per il cambio di genere con farmaci bloccanti. «Un giorno li ho fermati tutti in corridoio e ho detto: basta pettegolezzi, sì, sono trans, avete qualcosa in contrario?», spiega la ragazzina trans illustrando come alcuni compagni di classe e sui social ancora passano il tempo a sfotterla o peggio ancora ad insultarla a male parole.
«Sai cos’è l’odio? Trovare sul tuo profilo Instagram persone che ti scrivono in modo minaccioso: guarda, lo sappiamo che prima eri Luca, come se ci fosse qualcosa da nascondere. Il tizio che a scuola passa e urla: dov’è il finocchio? Oppure chi pensa che in quanto transgender possa accettare ogni forma di proposta sessuale. Io sono forte, mi difendo, ho la mia famiglia alle spalle, ho tante carissime amiche e amici. Ma la transfobia e l’omofobia ci sono e fanno male, quest’odio bisogna fermarlo», si confessa Ludovica, nata Luca.
L’ODIO DELLA TRANSOFOBIA
Alla fine di lungo percorso di verifiche psichici e fisiche, Ludovica è stata ammessa al trattamento con farmaci bloccanti che nei ragazzi con “disforia di genere” servono a fermare in maniera revocabile la pubertà: in questo modo, viene dato “tempo” ai ragazzi di “scegliersi” la proprietà identità sessuale. Un percorso però tutt’altro che facile o “naturale”: «Ho iniziato a prendere gli ormoni. Non è una passeggiata, ma sono molto felice dei risultati. Sono seguita all’ospedale di Careggi di Firenze e al Saifip a Roma. Il mio percorso prevede, fino ai 18 anni, incontri costanti con psicologi ed endocrinologi. In Italia i controlli sono serissimi, forse un po’ troppo duri, ma in fondo giusti», spiega ancora a Repubblica la giovanissima trans. «Questo cambiamento che risponde finalmente alla mia identità interiore è la mia felicità. Lo desidero da sempre. Detestavo il mio corpo di ragazzo. E al tempo giusto farò l’operazione definitiva. Diventerò donna», ammette Ludovica. Cambiati i documenti e addirittura il certificato di cresima, «Il vescovo sapeva benissimo della mia transizione. Sembrerà strano ma fin da piccola mi sono sempre sentita accettata in parrocchia, al catechismo». È ancora credente anche per questa benevolenza dimostrata dalla Chiesa negli anni difficili del “cambio” da bambino a ragazzina: inevitabile il commento sul Ddl Zan che reputa assolutamente necessario («Bisogna approvarlo, i gay, i trans in Italia sono discriminati, oggetti di odio, di aggressioni sessuali. Anche noi giovani. Basta aprire Tik Tok. Ho un sacco di amiche e amici che raccontano il razzismo che li circonda»), Ludovica ringrazia la famiglia per averla sempre appoggiata negli anni difficili. «La forza me l’ha data la famiglia», conclude la 16enne, «Mia madre non si è mai arresa. E mio padre mi ha salvato da una psicologa che voleva correggermi. […] Di fronte alla mia sofferenza, avevano scelto di lasciarmi essere come volevo, pur con la difficoltà di portarmi a scuola magari con lo zainetto rosa o i vestiti femminili».