La Corte d’assise di Bergamo ieri ha respinto la richiesta di ulteriori accertamenti chiesti dalla difesa di Massimo Bossetti sui campioni raccolti durante le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio. Ciò in quanto la richiesta di indagini di tipo genetico (quindi sul Dna, ndr) «poggia sul falso presupposto dell’esistenza di irrisolte anomalie negli accertamenti eseguiti e posti alla base della condanna» dell’ex muratore. Questo è uno dei passaggi del documento, di cui ha preso visione l’Ansa, con cui la Corte d’assise di Bergamo ha respinto la richiesta di accesso ai reperti.
Secondo i giudici, presieduti da Donatella Nava, le «anomalie» (come il contrasto tra il dato nucleare e mitocondriale nella cellula in cui fu trovato il Dna di Bossetti) di cui parlano i legali di Massimo Bossetti «sono già state contestate e vagliate nel corso del processo e tutte hanno trovato razionale spiegazione nelle sentenze di merito sulla base di logiche e coerenti argomentazioni valutate anche dalla Suprema Corte». (agg. di Silvana Palazzo)
YARA GAMBIRASIO, CORTE NEGA A MASSIMO BOSSETTI ACCESSO A REPERTI
La Corte d’Assise di Bergamo ha respinto nella giornata di oggi 3 giugno, la richiesta avanzata dai difensori di Massimo Bossetti, ex carpentiere in carcere e condannato all’ergastolo nei tre gradi di giudizio per l’omicidio della 13enne di Brembate, Yara Gambirasio, relativa all’accesso ai reperti del processo. La difesa dell’uomo rappresentata dagli avvocati Claudio Salvagni e Paolo Camporini aveva intenzione di rianalizzare le prove del delitto in vista di una possibile revisione della sentenza che ha portato in tutti e tre i gradi di giudizio a considerare Bossetti il solo responsabile del delitto di Yara. I difensori di Bossetti, tuttavia, stando a quanto reso noto dal Corriere della sera, non potranno neppure effettuare la ricognizione dei reperti. Questa la decisione presa dalla Corte d’Assise presieduta dal giudice Donatella Nava che ha detto di no all’istanza del muratore. La decisione emessa nella giornata di oggi arriva esattamente allo scadere dei termini previsti e con essa sfuma anche l’ultima speranza di Massimo Bossetti di poter dimostrare la sua più volte ribadita innocenza.
ATTI ALLA PROCURA DI VENEZIA PER “VALUTAZIONI”
La richiesta della difesa di Massimo Bossetti era stata quella di poter rianalizzare i reperti delle indagini, confiscati dopo la sentenza definitiva all’ergastolo a carico del proprio assistito per l’omicidio di Yara Gambirasio, al fine di una possibile revisione del processo. Adesso però, quest’ultima possibilità sembra essere destinata a sfumare definitivamente. L’interesse era tutto concentrato sui campioni di Dna sebbene per stessa ammissione de legali, a dibattimento era emerso che la traccia decisiva, quella da cui fu estratto il Dna di Ignoto 1, non è più utilizzabile. Era il 19 maggio quando in udienza è stato confermato che la traccia 31 G20, trovata sui leggins della piccola vittima, con il Dna attribuito a Bossetti e considerato la “prova regina” era esaurita e la ripetizione del test non più possibile. I due avvocati, scrive TgCom24, non potranno avere accesso ai corpi di reato e nemmeno ai Dvd con la raccolta fotografica eseguita dai carabinieri del Ris nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio, nè alle “caratterizzazioni” dei profili genetici del Dna. I giudici della Corte hanno poi disposto, su richiesta del procuratore Antonio Chiappani presente in aula, la trasmissione degli atti alla Procura di Venezia per le “opportune valutazioni”. Il magistrato nella precedente udienza aveva denunciato presunte scorrettezze dei difensori e spetterà ora ai magistrati veneziani valutare eventuali ipotesi di reato ai loro danni.