Per caso qualcuno è venuto a conoscenza di quanto avvenuto a Parigi lo scorso sabato? Se si esclude la rivista “Tempi” – e noi, che però colpevolmente arriviamo con qualche giorno di ritardo – si è per caso discusso di 300 cristiani cattolici sono stati letteralmente menati, insultati e presi a sassate durante una processione nel centro della capitale francese verso “Nostra Signora degli ostaggi”? Nulla, eppure siamo in un’epoca dove ogni minimo torto a minoranze (o simil tale) viene decuplicato all’infinito dalla cassa di risonanza dei social: i cattolici parigini si trovavano i pellegrinaggio per rendere omaggio e memoria ai 50 martiri della Comune di Parigi fucilati il 26 maggio 1871 in Rue Haxo. Non volevano chiedere particolari diritti, non volevano disturbare nessuno se non rendere omaggio a quelle vittime innocenti della furia anti-clericale: ma all’improvviso, da un gruppo di antagonisti incappucciati, arrivano prima le grida contro i fedeli poi qualche aggressione fisica e infine il lancio di pietre.
Il tutto mentre i soli due gendarmi inviati dalla Prefettura di Parigi potessero evitare lo scontro: come ben racconta “Tempi”, arrivati davanti al cimitero di Père Lachaise, la tensione per i 300 cattolici è aumentata a dismisura: un corteo di “manifestanti communards”, i partigiani della Comune rossa, ha cominciato a inveire al grido di «Morte ai fascisti» con aggiunta di bestemmie e insulti vari. Le immagini che si scorgono sui social sono impressionanti, come imbarazzante è stato il silenzio pressoché totale nei commenti successivi: provate anche solo per un attimo ad immaginare fosse avvenuto l’opposto, se dei cattolici “oltranzisti” avessero insultato e menato una manifestazione di antifascisti per le vie di Parigi. Cosa sarebbe successo come eco mediatica? Ai posteri l’ardua “immaginazione”…
CATTOLICI AGGREDITI, LA RABBIA DELL’ARCIVESCOVO
Secondo quanto diversi testimoni hanno spiegato a Bfm.tv, l’attacco degli “antifascisti” è stato durissimo e continuato per quasi tutta la processione, con scene di autentico panico all’interno dell’intero 20° arrondissement parigino: nel 1871 i 50 martiri vennero fucilati dai Comunardi, oggi i loro “discendenti” subiscono una sorte per fortuna “migliore” ma inaccettabile per un Paese democratico nel 2021. «Abbiamo atteso pregando che la polizia ci permettesse di uscire, c’erano bambini e madri sotto choc», racconta al Figaro l’organizzatore della processione, dopo che i cattolici si sono riparati all’interno della chiesa più vicina “Nostra Signora della Croce”. Come tornare indietro di 150 anni senza quasi “batter ciglio”, con una lunga scia di violenze e discriminazioni anti-cattoliche che ormai stanno facendo della Francia un luogo tutt’altro che sicuro per un semplice fedele cristiano.
Il Governo di Macron ci ha messo ben 24 ore per prendere una posizione netta contro il folle pestaggio di Parigi, per di più non dal Presidente ma dal Ministro degli Interni Darmanin che ha parlato di «violazione della libertà di culto che deve poter essere esercitata in tutta serenità in Francia». Una “violazione” decisamente più forte e inquietante tanto più nel centro della Capitale francese: su tutte le ire l’arcivescovo di Parigi, Mons. Michel Aupetit, che dalle colonne de Le Figaro attacca la violenza sotto il cappello ipocrita dell“anti-fascismo” (trattati come se infatti fossero dei neo-nazi i cattolici in processione). «La violenza cieca che questi pellegrini hanno subito da parte degli “antifascisti” è assolutamente inaccettabile in uno Stato di diritto. Non c’erano che due poliziotti a garantire la sicurezza della marcia. Li ringrazio per il coraggio che hanno dimostrato. La sicurezza di questa marcia non era evidentemente una priorità per la prefettura», attacca il prelato dicendo di non voler rivendicare alcun “diritto” ma solo «uguaglianza di trattamento rispetto alle altre religioni e comunità. Abbiamo il diritto di esprimere la nostra fede in pubblico». Richiamando l’insegnamento di Gesù per il perdono, anche di chi lo perseguiva, Mons. Aupetit conclude sul quotidiano francese «Vogliamo testimoniare l’amore di Cristo che ha vinto sul male. Chiediamo solo di poterlo fare in pace nel rispetto delle nostre istituzioni e dello Stato di diritto che garantisce piena libertà di culto e protegge tutti i suoi cittadini».