Condannati a morte per essere semplicemente cristiani: di nuovo il Pakistan al centro delle cronache internazionali, con la storia di Shafqat Masih e Shagufta Kousar Masih che drammaticamente ricorda quella di Asia Bibi: per fortuna (e chi ha fede la può chiamare in tutt’altro modo, ndr) anche la fine di questa coppia di cristiani sposati è del tutto simile all’assoluzione della madre cristiana oggi trasferita in Canada.
Come riporta Avvenire, è giunta negli scorsi giorni la sentenza di assoluzione emessa dai tre giudici dell’Alta Corte di Lahore (LHC) in Pakistan: dopo 7 anni nel braccio della morte, condannati per blasfemia contro la sharia islamica, i due sposini sono stati liberati. A difenderli in tutti questi anni lo stesso avvocato che riuscì nell’impresa di invertire la sentenza di condanna ad Asia Bibi, Saif-ul-Malook: contattato dall’ANSA, il legale spiega di essere molto felice per l’assoluzione raggiunta, «i due sposi ora sono liberi e possono godersi la vita». Assolti per mancanza di prove, un caso infatti ritenuto assai più “debole” delle accuse rivolte ad Asia: questo però non ha escluso per loro 7 lunghissimi anni rinchiusi per non aver fatto assolutamente niente.
COPPIA CRISTIANA DIFESI DALLO STESSO AVVOCATO DI ASIA BIBI
Nel 2014 Shafqat Masih e sua moglie vennero condannati per aver inviato – secondo l’accusa – messaggi di testo blasfemi insultando il profeta Maometto. Come noto purtroppo, in Pakistan la legge sulla blasfemia è una delle più dure di tutti i Paesi islamisti e subito i due sposini vennero accusati e condannati: i messaggi erano stati inviati da un numero di cellulare registrato con l’omonimo dello sposo, diretto a un leader di preghiera musulmano locale. Si è rivelato tutto falso e i due, dopo numerosi ricorsi e dopo l’attenzione data anche dalla comunità internazionale, sono stati liberati: il Parlamento Europeo lo scorso maggio si è detto inoltre assai preoccupato «per il continuo abuso delle leggi sulla blasfemia» e ha invitato il governo pakistano «a rivedere e infine ad abolire queste leggi che sono incompatibili con le leggi internazionali sui diritti umani». Sciiti, indù e cristiani sono le minoranze sempre più colpite sfruttando la “scusa” della legge sulla blasfemia, come riportato anche anche dal recente Rapporto 2021 dell’Aiuto alla Chiesa che Soffre.