TOKYO – Il terzo stato di emergenza del Giappone, che doveva scadere il 31 maggio per la maggior parte delle prefetture, è stato ulteriormente esteso fino al 20 giugno.
In una conferenza stampa del 28 maggio, il primo ministro giapponese Yoshihide Suga ha spiegato il motivo dell’estensione dello stato di emergenza da parte del governo per quasi un mese in più. L’estensione è stata attribuita principalmente al crescente numero di infezioni nell’area del Kansai e gli esperti ora temono che la versione mutante del virus proveniente dall’India – chiamata B.1.617, la cosiddetta variante indiana – si possa diffondere rapidamente tra la popolazione. Circa il 40% del paese sta ancora vivendo sotto restrizioni di isolamento con la maggior parte delle attività parzialmente chiuse.
Questa decisione, unita alla lentezza delle vaccinazioni e all’incertezza sui Giochi olimpici, sta pesando ulteriormente su un’economica già molto ferita dalla pandemia.
La terza economia più grande del mondo ha uno dei tassi più bassi di infezioni da Covid tra le nazioni sviluppate, ma è a soli due mesi dall’ospitare le Olimpiadi. Il Giappone dovrebbe essere pronto per un boom economico, eppure il paese sta lottando per accelerare le vaccinazioni e affronta le incertezze politiche. Se, da un lato, l’opinione pubblica ora più che mai è contraria a che i Giochi olimpici si disputino, dall’altro lato il governo ha agito con estrema lentezza sul preparare la nazione ad ospitarli, con politiche che poco hanno agevolato la somministrazione dei vaccini. Con la prospettiva di un evento mondiale all’orizzonte, il Giappone era nella posizione geopolitica di pretendere una diffusione più rapida delle vaccinazioni, se solo avesse voluto.
È vero che la pandemia si è dimostrata nel paese finora molto meno mortale che altrove. Il Giappone ha registrato 12.926 morti legate al Covid al 31 maggio, con un tasso di mortalità che ha raggiunto il picco di 0,89 morti per milione di persone, rispetto al picco del Regno Unito di 18,5 per milione, 10,3 per milione negli Stati Uniti e 8 per milione nell’Unione Europea. In Asia questo si confronta con un picco di 0,46/milione di morti in Corea del Sud e 0,1/milione a Singapore.
Tuttavia, il processo di vaccinazione del Giappone si sta dimostrando più lento di molte altre nazioni, con appena il 6,4% dei residenti del paese vaccinati solo con la prima dose. Questo è attribuito a due fattori: fino a poco tempo fa, solo il vaccino di Pfizer-Biontech era approvato per l’uso e il paese richiede un medico per somministrare le iniezioni. In Giappone i farmaci stranieri richiedono molto più tempo per essere approvati e a questo si unisce una certa riluttanza della popolazione a sottoporsi ai vaccini in generale.
Il lento lancio del vaccino ha già minato la performance economica del paese, che ha registrato una contrazione del Prodotto interno lordo del 5,1% nel primo trimestre. I Giochi olimpici di Tokyo del 2021, il cui inizio è previsto per il 23 luglio, offrirebbero in un contesto normale una spinta all’economia. Ma già rimandati dall’anno scorso, i Giochi hanno scatenato l’opposizione del pubblico giapponese, sempre più contrario all’evento, mentre la pandemia continua e il governo non agisce. Secondo Bloomberg, se i Giochi si dovessero tenere, il Pil aumenterebbe di circa il 3% nel 2021, mentre un’eventuale cancellazione ne provocherebbe una riduzione dell’1,7%.
Il primo ministro Suga ha dichiarato nel corso dell’ultima conferenza stampa che il Giappone ospiterà “Giochi sicuri e protetti”, ostentando ottimismo. La decisione di andare avanti e le sue implicazioni politiche per un governo ormai poco popolare dipendono anche dalla città di Tokyo e dalla sua governatrice, Yuriko Koike, uscita dal Partito liberale democratico in contrasto soprattutto con Abe, maggiore sostenitore di Suga. In ogni caso, nessuna autorità è disposta ad assumersi la responsabilità e i costi della cancellazione dei Giochi, quindi quasi sicuramente si terranno come previsto, nonostante il malcontento generale e un tasso di vaccinazione non adeguato.
Suga, che ha preso il posto di Abe come primo ministro nel settembre 2020, ha altre sfide politiche all’orizzonte. Il suo indice di gradimento tra gli elettori è sceso al 30% e il paese deve tenere le elezioni per la Camera bassa del Parlamento prima del 21 ottobre. La sua impopolarità e la probabile perdita di seggi potrebbero mettere a rischio la sua ricandidatura a capo del Partito liberale democratico, anche se il signor Abe continua a ribadirne il sostegno.
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