L’impero del bene è la nuova Inquisizione: non usa troppi giri di parole Alain de Benoist. Il giornalista francese ha recentemente scritto il saggio “La nuova censura. Contro il politicamente corretto” e l’edizione odierna de La Verità ne propone un estratto che rende bene l’idea dell’autore. In primis, la cappa del politically correct a suo avviso è la spia più significativa delle nuove censure che gravano sulla società e sulla democrazia europea. Ma non solo…
Alain de Benoist ha spiegato che le censure sono sempre esistite, ma negli ultimi decenni hanno assunto forme nuove e ci sono tre fattori da tenere in considerazione. Il primo è che oggi «le censure vogliono avere una buona coscienza, la qual cosa non accadeva necessariamente una volta». Secondo lo scrittore, chi prova a marginalizzare e ostracizzare ha la sensazione di stare dalla parte del Bene.
ALAIN DE BENOIST, CENSURA E POLITICAMENTE CORRETTO
Il secondo fattore citato da Alain de Benoist nel suo saggio è l’improvvisa comparsa del politicamente corretto. Negli ultimi mesi si è discusso a lungo sul tema e il giudizio dello scrittore è tranchant: «É un’emanazione dell’ideologia dei diritti, a cominciare dal diritto di avere diritti. All’inizio sono rivendicazioni riguardanti il vocabolario o le formulazioni: coloro che si ritengono offesi, umiliati, sminuiti dall’uso di certi termini, regolarmente presentati come stereotipi, affermano di avere buone ragioni per esigerne la soppressione». Le rivendicazioni possono anche essere legittime, ha rimarcato Alain de Benoist, se non fossero spinte all’assurdo. Il terzo e ultimo fattore citato dal saggista è legato alla censura, non più principalmente propria dei poteri pubblici ma dei grandi mezzi di informazione. Un tempo, ha spiegato, i mezzi di informazione si vantavano di svolgere un ruolo di contropotere protettore delle libertà, ma tutto questo è cambiato: «Non soltanto i mezzi di informazione hanno quasi abbandonato ogni velleità di resistenza all’ideologia dominante, ma ne sono divenuti i principali vettori». Alain de Benoist è netto: «Il politicamente corretto è l’erede dell’Inquisizione, che intendeva lottare contro l’eresia individuando i cattivi pensieri».