Le previsioni del Fmi e la situazione dell’economia mondiale nell’analisi di Giovanni Tria a Sky Tg24. L’ex ministro dell’Economia ha esordito così: «Non è una strada priva di incognite ma non solo per l’Italia. Il mondo si sta avviando in una strada che è piena di incognite, anche se non si poteva fare altrimenti. Il problema del debito italiano esiste, ma è il mondo che è entrato in un’esplosione di debito privato e pubblico. Bisogna incominciare a pensare a come si esca da questa situazione e quale sia il possibile rientro. E’ un territorio incognito anche per noi economisti».
Giovanni Tria ha poi evidenziato: «Il richiamo alla disciplina fiscale vuole dire anche nulla. E’ ovvio che ci debba essere una disciplina, ma il problema è se si tratta di applicare delle regole che non hanno funzionato o che hanno impedito di coordinare politica monetaria e politica fiscale. La pandemia l’abbiamo affrontata con un bilanciamento, in passato non è possibile».
GIOVANNI TRIA A SKY TG24
Giovanni Tria ha poi parlato del Patto di stabilità: «Le politiche implicano discrezionalità e non regole fisse. Mi ha colpito che la Commissione Ue esaminava il singolo Paese, senza considerare l’economia europea nel suo complesso. Il governo europeo può chiedere all’Italia di fare una politica di bilancio restrittiva, chiedendo a chi ha spazio di farla più espansiva, ma deve esserci un’analisi complessiva dell’economia europea se pensiamo di fare gli europeisti. Altrimenti ognuno va per conto proprio». Poi l’ex titolare del Tesoro si è soffermato sulla svolta economica Ue durante la pandemia: «Di fronte alla pandemia, perché ad un certo punto c’è stato il liberi tutti ad un certo punto? Oltre alla pandemia, credo perché la Merkel ha capito che il contesto internazionale era cambiato, ma era cambiato anche prima dell’economia. Noi eravamo in una stagnazione che si era avviata perché c’era la Germania che stava entrando in crisi, essendo Berlino trainante noi ne abbiamo preso l’impatto. Anche sulle guerre commerciali, credo che una parte della Germania abbia capito di avere bisogno dell’Europa e della politica europea. Questo ha pesato fortemente nella svolta e nel Recovery Plan, è una svolta politica ragionata».