Più del Covid poté il vaccino. A tal punto che il settore più disastrato dalla lotta alla pandemia, il turismo, che da solo l’anno scorso ha lasciato sul campo di battaglia qualcosa come 27 miliardi di euro (nove volte il Pil dello Stato di Andorra), sta registrando un risorgimento tumultuoso, frutto delle nuove sicurezze date appunto dalle vaccinazioni, e della gran voglia di normalità, e quindi anche di vacanze, di chi per un anno e mezzo ha dovuto vivere in sordina.
Qualche dato: secondo l’ultimo report sfornato dal Centro studi turistici per Assoturismo, l’estate italiana 2021 vedrà 33 milioni di arrivi e 140 milioni di pernottamenti, solo nelle strutture ricettive “ufficiali”, un incremento del +20,8% sul 2020 e un fatturato complessivo di 12,8 miliardi di euro, numeri ancora distanti da quelli del 2019, ma pur sempre inimmaginabili fino a poche settimane fa. Performances migliori sono annunciate nel Sud e nelle isole (+23,9%), più contenute al Nord (poco oltre il +20%) e al Centro (+18,6%), con poche preferenze in più per le strutture extralberghiere (+21,6%) su quelle alberghiere (+20,2%).
E si rivedono, poco alla volta, anche gli stranieri: le stime indicano un +24,1%, per un totale di 34,8 milioni di presenze, circa 6,7 milioni in più rispetto allo scorso anno (65,8 milioni in meno del 2019, quando avevano raggiunto il record di 100 milioni), in probabile salita grazie all’entrata in vigore dei Green pass. Lo zoccolo duro, per quest’estate che va a iniziare, è ancora dato dagli italiani: sono 105 milioni (+19,8% sul 2020) le presenze previste dei nostri connazionali, il 74% del fatturato previsto per quest’anno, circa 12,8 miliardi. In recupero le destinazioni di campagna e collina (+19,6%), di montagna (+19,4%), i laghi (+17,6%) e le terme (+14,4%), con le balneari ancora in testa (66,6 milioni di presenze). Ma si riprendono anche le città d’arte, che dallo zero del 2020 prevedono adesso un suggestivo +24,3%.
Ottimismo sull’andamento della bella estate anche dal ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, che – intervenendo al Festival dell’Economia a Trento – ha detto che per gli operatori turistici le perdite saranno inferiori di almeno un terzo rispetto allo scorso anno. Una previsione che si basa sull’aumento delle prenotazioni degli italiani, sul ritorno degli stranieri e soprattutto sulla diffusione dei vaccini. Il ministro si è anche detto preoccupato “per le lungaggini del passaporto turistico europeo: si è già stabilito come dovrebbe funzionare, viaggi consentiti a chi è vaccinato o a chi è risultato negativo al test Covid: A questo punto bisogna accelerare perché chi arriva dopo perde clienti. Gli altri Paesi già si stanno muovendo: in Francia le persone vaccinate hanno libero accesso. La Grecia accetta tutti gli stranieri con un test negativo effettuato nelle 72 ore precedenti. Se noi lo chiediamo nelle 48 ore, siamo in difficoltà”.
C’è poi la questione delle somministrazioni della seconda dose dei vaccini ai turisti nei luoghi di villeggiatura. Garavaglia ha ribadito che è “favorevole con buon senso”, sia per gli stranieri che per gli italiani, purché il loro soggiorno sia lungo. “Le Regioni, chi più chi meno, hanno raggiunto una copertura importante e quest’estate potremo avere margini per trattare queste eccezioni. Certo se diventa una regola diventa un caos”, ha concluso.
Garavaglia si è detto anche fiducioso dell’impatto positivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che stanzia 2,4 miliardi per il turismo, che però “grazie all’effetto leva potranno arrivare a 5”, destinati in primo luogo alla “questione dell’efficientamento energetico delle strutture alberghiere”, alla quale sono riservati 1,8 miliardi. “Abbiamo appena chiuso l’accordo con le Regioni per una banca dati comune sulle strutture ricettive”, ha ricordato il ministro. I dati raccolti finiranno in un “hub digitale: faremo un accordo con le principali organizzazioni internazionali del turismo digitale dicendo che chi viene si deve iscrivere lì. Chi non lo fa, vuol dire che non vuole essere in regola”. Portale informativo anche per la promozione dei piccoli borghi. “Un dato che mi ha sconvolto – ha aggiunto Garavaglia – è il livello di conoscenza degli italiani delle altre Regioni: il 18% della Toscana conosce solo il nome, per una Regione come la Basilicata questa percentuale sale al 60%”.
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