Io voglio le donne in piazza per Saman Abbas. Io voglio manifestazioni, lettere aperte, interrogazioni parlamentari. Voglio che qualcuno spieghi perché, in un paese che si dice civile, sia stata abbandonata una ragazza bisognosa di protezione, perché non le sia stata assegnata una scorta degna, perché immediatamente, alle sue paure, non siano stati messi sotto controllo i genitori, e avviate le pratiche per allontanare Saman dagli orchi.
Voglio le femministe indignate, le penne di Repubblica e del Fatto avvelenate, voglio il Pd al completo e la sinistra a sinistra, memori delle loro battaglie per la libertà, i diritti. Voglio la Chiesa schierata a condannare senza se e senza ma la mostruosità di padri padroni, di famiglie criminali, di forme di religione aberranti, e negare con forza che si possano chiamare “culture” quelle in cui albergano abitudini tanto disumane. Bestie, sono bestie. E nessuna giustificazione è accettabile per comprendere, immedesimarsi. Nessuna.
A chi parla di inclusione, rispetto delle identità e razzismo e bla bla, gridiamo ad alta voce che non siamo disposti, né mai lo saremo, a tollerare che sul suolo del nostro paese si segreghino le donne, le si obblighino a sposare a forza chi non vogliono, le si minaccino, picchino, torturino, condannino a morte. Non possiamo accettare l’infibulazione, lo sfruttamento dei bambini, la prostituzione forzata, la poligamia: non esiste scusante di cattiva educazione o cattive condizioni di vita, o pseudoculture che possano farci alzare le spalle e sopportare tali ingiustizie.
È razzismo? Chiamatelo come vi pare. Ci sono tre secoli e varie costituzioni a dirci che abbiamo ragione noi. Quante sono le Saman in Italia, in Europa? Sappiamo dove si nascondono, tremebonde, nelle periferie delle nostre città? Dove si blatera di me too e dove ogni desiderio viene trasformato in diritto, anche i più aberranti, accetteremo di veder trasformati in diritti gli assassini e la tortura, in nome del multiculturalismo?
Abbiamo il dovere di strappare le tante Saman ai loro aguzzini, condannarli, cacciarli, insieme alle loro spose degeneri. Abbiamo l’obbligo anche nei confronti dei nostri figli e del loro futuro di lottare per le ragazze che non hanno voce, che non possono esprimersi né godere di elzeviri degli opinionisti di grido. Mi preme più Saman di Asia Argento. E sono arrabbiata nera per i silenzi, le omissioni, che diventano complicità e colpa.
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