Se Giuseppe Conte guarda a “sinistra” per rinforzare l’elettorato M5s (passato dal 34% dei 3 anni fa al 15% degli ultimi sondaggi), Luigi Di Maio si pone l’obiettivo opposto delineando un progetto ancora una volta non propriamente “sovrapponibile” all’ex Premier e futuro leader.
«Siamo cambiati senza mai rinunciare a noi stessi, soprattutto ai nostri valori. Rappresentiamo quella parte del Paese che ha più bisogno del cambiamento, il ceto medio che paga le tasse, che non si tira mai indietro e che porta ogni giorno sulle spalle il peso della collettività. Noi parliamo a loro e lo faremo ancora», così il Ministro degli Esteri spiega oggi a “La Stampa” il progetto in campo nel Movimento 5 Stelle per rinnovare tanto la struttura del partito quanto gli obiettivi stessi dei prossimi anni. Avere acquisito la “cultura di Governo”, spiega Di Maio, non è più una “parolaccia” come lo era alle origini dei 5Stelle: «significa farsi carico delle responsabilità, non prenderne le distanze. Per ottenere risultati utili ai cittadini servono nobili mediazioni».
IL “NUOVO” M5S DI LUIGI DI MAIO
Tanto come per il “caso Uggetti”, ancora Di Maio rivendica la necessità di un “cambiamento” importante nell’impostazione stessa del suo partito: «I cittadini vedono che il centrodestra è diventato destra e non è più in grado di combattere le loro battaglie. Noi vogliamo tutelare le imprese, le professioni dimenticate, le partite Iva. E crediamo nella riforma fiscale e in quella della giustizia. Tutti temi che non possono essere affrontati in modo ideologico». Impossibile non toccare nell’intervista il tema recente (e scottante) della Cina dopo il mezzo incidente diplomatico di venerdì scorso, con Grillo ospite dell’ambasciatore cinese (e Conte che dà forfait in extremis), nelle stesse ore in cui Draghi con Biden ricomponevano la frattura creata dal Governo Conte con l’adesione alla Via della Seta: «Quel memorandum è stato firmato a metà del 2019 e vedo che ora è al centro di un grande dibattito. Io mi limito a osservare che i dati dell’export italiano verso quella parte del mondo sono in crescita spaventosa. E vi invito a chiedere alle nostre aziende che cosa ne pensano». Sia Usa che Cina, una politica dei “compromessi” – anche qui, autentica novità rispetto al “primo” M5s – che Di Maio rivendica «La nostra alleanza sui valori con Usa e Ue non è discutibile. E con l’avvento della presidenza Biden l’accento su questo tema è ancora più forte e condiviso. Con i cinesi abbiamo un rapporto franco sulle attività commerciali».