L’intricato affaire Eni-Amara si ingrossa ulteriormente dopo le deposizioni lasciate dal pm di Milano Paolo Storari: indagato dalla Procura di Brescia per rivelazione del segreto di ufficio – per aver consegnato al Csm i verbali dell’avvocato Piero Amara per tutelarsi dall”inerzia” dei vertici del suo ufficio – il procuratore continua ad aggiungere nuova carne al fuoco della Procura di Milano sul doppio caso Eni-Amara e Loggia Ungheria. «Non dovevo toccare con le indagini Amara perché doveva essere convocato al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sui profili di calunnia per le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria dovevano rimanere fermi per non comprometterlo come teste»: così avrebbe detto il pm Storari ai colleghi di Brescia (secondo quanto riportato da ANSA), confermando la medesima “precauzione” anche per Vincenzo Armanna, il vero grande accusatore dei vertici Eni nel processo conclusasi nel marzo 2021 con l’assoluzione completa di Descalzi e Scaroni.
Gli ultimi sviluppi clamorosi delle motivazioni sulla sentenza Eni (con il video-prova del tentativo di “ricatto” fatto da Armanna ai vertici Eni volutamente non messo a verbale dal procuratore aggiunto Fabio De Pasquale e il pm Sergio Spadaro). Se tutto fosse confermato, l’impianto che si sta delineando non getta di certo buona luca sulla Procura milanese: De Pasquale e Spadaro assieme al procuratore capo di Milano Greco avrebbero voluto mantenere “nascoste” le accuse di Amara per non interferire sul processo Eni. Questo direbbe Storari il quale invece era contrario e per questo avrebbe portato i documenti al Csm per evidenziare quanto non “andasse” in quell’intricata vicenda all’interno degli uffici giudiziari milanesi.
COSA SUCCEDE ORA NELLE INDAGINI SU AMARA
Nelle scorse ore il Ministero della Giustizia ha avviato un’ufficiale inchiesta amministrativa in merito al processo Eni-Nigeria, segnatamente l’iscrizione nel registro degli indagati di De Pasquale e Spadaro per aver nascosto un video-prova registrato clandestinamente da Amara con Armanna che accusa e ricatta i vertici di Eni. La procura di Brescia indaga sia su Storari per la trasmissione degli atti al Csm (nella persona dell’ex togato Davigo), sia sugli altri due procuratori accusatori dell’Eni nel processo Nigeria. Ora il ministero, spiega l’agenzia ANSA, ha chiesto all’Ispettorato di svolgere accertamenti preliminari, al fine di «una corretta ricostruzione dei fatti attraverso l’acquisizione degli atti necessari». Tra i documenti, segnala l’agenzia AGI, vi sarebbero anche quelli relativi ad un presunto versamento di 50mila dollari da un conto dell’avvocato Armanna ad un teste del processo, Isaak Eke.