Lo scandalo del sistema Palamara, la presunta loggia Ungheria e poi ancora il processo Eni e le ultime indagini sui giudici di Milano Storari, De Pasquale e Spadaro: hanno tutti un unico comune denominatore, Piero Amara. L’avvocato “manipolatore” al centro di diverse indagini è arrestato pochi giorni fa per l’inchiesta sull’ex Ilva di Taranto, ma poco prima di entrare in carcere aveva rilasciato una lunghissima intervista a “Panorama” pubblicata nell’ultimo numero: fa nomi, lancia accuse, delinea un quadro sconfortante che tiene assieme giustizia, politica e imprenditoria italiana.
Ben più “ampio” del sistema di Palamara, le parole di Amara costituiscono un vulnus che – se dimostrato – potrebbe portare a far cadere molte “teste” nei prossimi mesi: resta da capire se e quanto ci si possa fidare di un teste inattendibile dimostrato nel processo Eni: non si tratta solo di capire se vi sia una vera “loggia massonica segreta”, la famosa “Ungheria”, ma se Amara sia realmente a conoscenza di tutte le trame che racconta in questa e nelle precedenti interviste. «Alcuni procuratori dicono di non avermi conosciuto. Però ci sono i testimoni», spiega laconico l’avvocato e affarista a “Panorama”, rivendicando la sua “necessità” di registrato tutto e tutti. Come avvenuto con Armanna pochi giorni prima delle dichiarazioni “bomba” contro i vertici dell’Eni, salvo poi quel video essere tenuto nascosto dai pm di Milano per evitare, probabilmente, di vedersi screditare l’impianto accusatorio contro la multinazionale petrolifera (salvo poi perdere la contesa lo scorso marzo, tutti assolti gli imputati).
AMARA “HO REGISTRATO TUTTI”
È di ieri la notizia delle dichiarazioni rilasciate dal pm di Milano Paolo Storari alla Procura di Brescia, significative per capire il grado di centralità e importanza che aveva Piero Amara nelle tante trame nascoste degli ultimi anni a livello giudiziario: «Non dovevo toccare con le indagini Amara perché doveva essere convocato al processo Eni-Nigeria e gli accertamenti sui profili di calunnia per le sue dichiarazioni sulla loggia Ungheria dovevano rimanere fermi per non comprometterlo come teste». Amara racconta a “Panorama” di avere avuto contatti con diversi procuratori, imprenditori e affaristi negli ultimi anni: dalla toga Lucia Lotti (Magistratura Democratica) a Antonello Montante (ex Confindustria Sicilia, condannato per corruzione) e tanti altri appartenenti, secondo ancora Amara, alla famigerata e ancora non dimostrata “Loggia Ungheria”. «Sono costretto a registrare la gente. E ci sono anche i video», racconta ancora l’avvocato-testimone nel processo Eni e la colpa, secondo lui, è da attribuire a Storari che lo avrebbe obbligato a fare dichiarazioni su cui non aveva riscontri. Amara attacca poi frontalmente il procuratore generale di Torino Francesco Saluzzo rivelando elementi sconvolgenti, qualora venissero ovviamente confermati (e finora è solo la parola dell’avvocato a “Panorama” e nient’altro): gli avrebbe chiesto l’appoggio di tre componenti del Csm per diventare Pg a Torino e avrebbe anche le prove registrate. Fa poi anche i nomi di Marco Mancinetti (ex consigliere Csm) e del presidente del Consiglio di Stato Filippo Patroni Griffi, tutti secondo Amara protagonisti di “favori” e “appoggi” richiesti al grande presunto manipolatore delle trame giudiziarie italiane. Un enorme polverone alzato che – al di là di conferme o smentite dei diretti attaccati, avranno ovviamente pieno titolo per rispondere a distanza alle accuse di Amara – di certo non aiuta a rendere meno “calda” la vicenda Eni-Ungheria-Csm, nelle settimane tra l’altro decisive per approntare la riforma della giustizia.