Per il “capostipite” dei divulgatori scientifici su larga scala come Piero Angela, raccontare la scienza e la pandemia Covid-19 necessità di più “premure” pensando sempre al pubblico destinatario delle notizie: serve competenza ma anche emotività, un giusto equilibrio che non trasformi il dramma in tragedia esagerata ma neanche in notizia asettica che non “muove” nessuno. Di questo e di tanto altro tratta il colloquio tra Piero Angela e gli autori del saggio “Ventiventuno, l’anno che ha cambiato il mondo” oggi anticipato dal Fatto Quotidiano.
«Adesso tutti dicono: ascoltiamo la scienza. Sono promesse da marinaio, perché sono convinto che passata questa sta vicenda, tutto riprenderà come prima», spiega l’ideatore e conduttore di Super Quark a Fabrizio Berruti, Marilena Carrisi e Roberto Tricarico. Secondo il divulgatore premiato l’11 maggio scorso con l’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana davanti al Presidente Mattarella. Le riaperture rischiano di far “dimenticare” agli italiani cosa è avvenuto e cosa ancora si rischia con una pandemia che solo una lunga campagna vaccinale potrà forse debellare.
LA SCIENZA E LA COMUNICAZIONE
«In certi casi, come in questo della pandemia, la gente vuole sapere delle cose che gli scienziati non hanno ancora capito, non hanno sperimentato a sufficienza, non c’è ancora una conoscenza condivisa perché è un fenomeno ‘alla frontiera’. Allora ognuno può avere delle opinioni personali, però sono tali. Non è scienza quella, sono pareri», spiega ancora Piero Angela replicando alle accuse di costanti contraddizioni cui sono incappati gli esperti intervenuti in tv nei mesi della pandemia. È un equilibrio difficile quello richiesto ad esperti e divulgatori, agli stessi scienziati: secondo il padre di Alberto Angela si tratta di dare un ruolo giusto a questa emotività necessaria, un ruolo positivo. Bisogna dire secondo il giornalista «C’è questo rischio, ma lo possiamo evitare se facciamo queste cose. Per parlare di questi argomenti non si può non puntare anche sull’emotività, altrimenti non si ottiene niente». China interessante invece sul concetto di natura, in controtendenza a quanto va per la maggiore nell’opinione pubblica di quest’epoca maggiormente “green friendly”: «la natura non è amica. È pure nemica! È piena di batteri, di virus, di infezioni. Uccide la gente come mosche. Ed è la tecnologia, o meglio la scienza e quindi i farmaci che hanno permesso di combattere questa natura cattiva con la quale noi abbiamo dovuto sempre lottare per difenderci».