Beato Ernesto “Che” Guevara: ora, che a Cuba e nelle camerette di diverse generazioni si trovano le “immaginette” quasi agiografiche del rivoluzionario comunista che consegnò l’isola all’amico Fidel Castro è cosa assai vera. Che però la Chiesa Cattolica possa pensare di iniziare un processo di beatificazione e, perché no, anche di canonizzazione del “Che” ecco forse di acqua sotto i ponti ne deve passare: eppure questa è la notizia sconcertante data dalla figlia del rivoluzionario argentino, Aleida Guevara, nella sua recente visita in Sicilia per confrontare la sanità locale con quella cubana.
A Monreale ha visitato il Duomo con Monsignor Michele Pennisi, il vescovo anti-mafia per antonomasia e con don Cosimo Scordato, sacerdote di frontiera nella Palermo anti-cosche. A loro la figlia del “Che” ha raccontato l’incredibile proposta che sarebbe arrivata addirittura dalla Vaticano: «c’ è chi a Roma ha pensato di fare beato mio padre».
LA RIVELAZIONE “CHOC” DELLA FIGLIA DEL ‘CHE”
Alla possibile beatificazione del “Che” Guevara gli astanti siciliani restano sbalorditi, racconta il Corriere della Sera, ed è allora che Celia (figlia di Aleida e nipote del “Che”) spiega compostamente «Una signora che stava male a Cuba dice di essere stata salvata pensando a lui. E un’ altra pure…». Di miracolo ancora non se ne parla, come del resto non è dato sapere quando e da chi sarebbe arrivata una proposta del genere ma – fosse vera – potrebbe non essere troppo lontano da una possibile “frangia” interna al Vaticano vicina alla teologia della libagione che per tanti anni Papa San Giovanni Paolo II ha combattuto strenuamente. Un comunismo “sacro” come quello che incorona ancora oggi “Che” Guevara come il mito, l’invincibile e soprattutto il “buono”: quello stesso comunismo però che forse finge di non ricordare i 144 omicidi commessi in prima persona. Per carità, San Paolo prima della conversione perseguitava e trucidava cristiani a Tarso e in Palestina, ma per l’appunto poi è intervenuto qualcosa (o meglio, Qualcuno) che ha sconvolto per sempre la sua vita. Nel caso del medico rivoluzionario si ricordano le parole (citate dal Libro Nero del Comunismo) «Quello che affermiamo è che dobbiamo proseguire sulla via della liberazione, anche se questo costa milioni di vittime atomiche». Non proprio uno “stinco di santo”, o meglio, di “beato”…