Tra i padri del referendum sulla giustizia promosso da Lega e Radicali, Roberto Calderoli è sicuro: la riforma va fatta fuori dall’Aula. Intervenuto ai microfoni de La Verità, il vicepresidente del Senato si è scagliato contro le critiche ricevute: «Essere contrari perfino al referendum abrogativo, e cioè alla possibilità per gli elettori di togliere qualcosa dall’ordinamento, significa aver sfiducia non verso la Lega, ma verso il popolo».
Roberto Calderoli ha ribadito che la raccolta firme per i referendum non è un ostacolo alla riforma del ministro Cartabia, sottolineando che il Parlamento nato nel 2018 non rappresenta più l’attuale volontà popolare: «Per questo temo che ogni buona intenzione del governo possa essere vanificata dalle Camere». Il leghista ha citato in particolare una forza politica, ovvero il Movimento 5 Stelle, «che rischia di portare a ulteriori annacquamenti».
Roberto Calderoli: “Tentano di insabbiare lo scandalo Palamara
Nel corso della lunga intervista, Roberto Calderoli si è poi soffermato sulle clamorose rivelazioni di Luca Palamara, sottolineando che, tranne eccezioni, «sta scendendo un silenzio inaccettabile». L’esponente della Lega ha spiegato che il successo del libro testimonia un’esigenza di conoscenza da parte dei cittadini, ma nonostante ciò si sta cercando di “smorzare”: «Ma le pare normale che tutto si sia “risolto” con le dimissioni di pochissimi membri del Csm e la loro sostituzione?». Roberto Calderoli ha poi presentato i referendum sulla giustizia, soffermandosi in particolare sull’ultimo quesito, legato alla legge Severino e all’eliminazione di automaticità di decadenze, ineleggibilità e incandidabilità: «Io sono da sempre contrario alla norma, non solo per l’automaticità ma anche per alcuni effetti che si dispiegano già dopo il primo grado, e anche per la differenza che viene fatta tra amministratori locali e parlamentari. Noi vogliamo eliminare l’automatismo. E’ gravissimo che un sindaco venga sospeso, massacrato nella sua vita politica e professionale, e poi magari risulti assolto anni dopo».