Sono numerosi gli effetti negativi causati dal covid sulle persone, e fra questi vi sono anche ansia e depressione. Oltre il 40% degli italiani ha infatti riportato un peggioramento da questo punto di vista durante il duro lockdown nazionale dello scorso anno, associando anche una riduzione della qualità della vita e ripercussioni sul ritmo sonno-veglia. Questo quanto emerge dal primo studio condotto in Italia da parte di psichiatri, esperti di sanità pubblica e biostatistici dell’Istituto Superiore di Sanità, delle Università di Genova e di Pavia, dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, su un campione rappresentativo della popolazione adulta.
Il lavoro, come riferisce l’agenzia Ansa, è stato pubblicato sul Journal of Affective Disorders, e si basa “su un campione rappresentativo di oltre 6000 soggetti che stiamo seguendo nel tempo – le parole di Silvano Gallus, ricercatore del Mario Negri e coordinatore del consorzio di ricerca – che ci permetteranno di analizzare come gli stili di vita e la salute mentale degli italiani si siano modificate e si stiano modificando nel tempo, a seguito delle restrizioni imposte per il controllo della pandemia da Covid-19″.
COVID, DURANTE IL LOCKDOWN ANSIA E DEPRESSIONE: “AUMENTO DI PSICOFARMACI DEL 20%”
Più del 40% dei soggetti intervistati ha segnalato un peggioramento di sintomi ansioni e depressivi, mentre la riduzione della qualità della vita è stata segnalata dal 60%, e il 30%, infine, ha raccontato di problemi relativi al sonno. I soggetti più vulnerabili sono state le donne, visto che circa la metà ha segnalato peggioramenti a livelli psichici: “I dati in nostro possesso sono molto solidi e parlano chiaro – ha aggiunto Andrea Amerio, ricercatore psichiatra dell’Università di Genova e primo autore dello studio – L’utilizzo di psicofarmaci, prevalentemente ansiolitici, è aumentato del 20% rispetto al periodo pre-lockdown e tutti gli indicatori di salute mentale sono peggiorati”.
Così infine Roberta Pacifici dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità: “Le analisi già condotte – afferma Roberta Pacifici dell’Istituto Superiore di Sanità – hanno misurato come la distribuzione di alcuni fattori di rischio comportamentali quali fumo, gioco d’azzardo e altre dipendenze sia stata influenzata dal contesto emergenziale che abbiamo vissuto e di come sia fondamentale intervenire con azioni mirate di prevenzione primaria”. I dati di questo importante studio fanno di fatto il paio con quanto emerso da un altro lavoro effettuato su pazienti covid ricoverati, che hanno riscontrato problemi cognitivi e comportamentali per diversi mesi dopo le dimissioni.