«Papa Francesco? Un mio “collega”»: un Vittorio Sgarbi show quello intervistato oggi da “La Verità” dove riesce a tenere insieme sia la promessa di una “rivoluzione culturale” qualora trionfasse il Centrodestra alle Elezioni Comunali in Roma nel prossimo autunno (dove il critico d’arte è già il candidato assessore alla Cultura in pectore della Capitale nel ticket Michetti-Matone) che le risposte a tono alle polemiche sulle indagini per presunte false autenticazioni di quadri. Partiamo però dal “sacro” perché di titoli il buon Vittorio né dà parecchi questa volta: «Papa Francesco vorrebbe che io facessi l’ assessore alla cultura a Roma. Ne sono convinto. Se potesse, voterebbe senza dubbio per me».
Per l’ex sindaco di Salemi la condivisione tra il Papa e la sua personale visione della Chiesa pone Bergoglio quasi come un “collega”, «Questo Papa piace soprattutto ai non credenti, io lo considero un collega […] Sono clericale, credo più alla Chiesa che a Dio. La percepisco. Nella Chiesa vedo la potenza concreta di Michelangelo e Piero della Francesca. Ovviamente do una mia interpretazione: per esempio, non credo nell’inferno». Colui che si è auto-nominato «assessore dei miracoli» ha diversi progetti sulle belle arti nella Città più opere artistiche al mondo: «Oggi nell’Urbe tutto è spento e morto. Io dico che il patrimonio di Roma è la sua storia millenaria. La Raggi pensa che il patrimonio di Roma sia il nuovo stadio».
SGARBI SHOW, DA ROMA ALLE INCHIESTE SUI QUADRI
Da un attacco ulteriore alla sindaca M5s – «Se diventerò assessore le intitolerò un vespasiano. Come fosse un monumento alla sua amministrazione» – all’intera narrazione di “Mafia Capitale”, poi tra l’altro smentita dalle sentenze della Cassazione: «Non capiscono che la mafia vera ha una sua discrezione, invece questi fanno gli sboroni. Non accetto che quando dici Parigi pensi al Louvre, e quando dici Roma pensi alla mafia. Siamo impazziti?». L’intento del ticket Michetti-Matone-Sgarbi, spiega ancora il critico d’arte, è fare risorgere Roma: «Con ottanta musei e siti archeologici ovunque, mi divertirò come un matto. Terrò tutto aperto anche di notte. Se riusciamo a collegare, in unico plesso, il comparto dei musei vaticani, musei capitolini, musei di stato e musei privati, Roma avrà una potenza di fuoco in grado di far impallidire il Louvre. Ma ogni museo va messo a sistema». Si intesta la proposta del Centrodestra del “tridente” (Michetti candidato sindaco, Matone prosindaco e Sgarbi assessore e “motivatore”) e anzi arriva a definirlo quasi una “trinità”: ma è sulle inchieste della Procura sui quadri di De Dominicis che si fa nuovamente “serio” e risponde a tono alle accuse di aver autenticato opere false (a fine giugno la decisione sul rinvio a giudizio, ndr). «Un’indagine senza senso. Non c’ è una parte lesa, nessuno si è lamentato, non c’ è danno per lo Stato. Sono opere che hanno meno di cinquant’anni, l’ artista è un mio coetaneo. Ma che c vogliono da me?», attacca Vittorio Sgarbi, aggiungendo subito che il «perito è il vero falso» e che inoltre è «Un’ottantenne che lavora col pendolino dell’astrologo. Non è neanche laureata, totalmente inesperta. Siamo nelle mani di Procure che si affidano a dei falliti. Ma figurati se devo stare a discutere con gli analfabeti». L’inchiesta nasce 9 anni fa ma oggi la stampa ovviamente ne dà risalto, conclude Sgarbi, «perché sfrutta la vicenda per attaccarmi in questa campagna elettorale per le amministrative».