Partire, forse sognare. Ci perdonerà William Shakespeare per la variazione della sua frase dell’Amleto, ma il Bardo, 420 anni fa, non avrebbe potuto immaginare quale sarebbe stato, oggi, il desiderio di viaggi & vacanze troppo a lungo tarpato dalle restrizioni anti-Covid. Adesso, tutti rinfrancati dai dati al ribasso sui contagi e dall’imponente campagna di vaccinazione, prenotazioni e partenze si moltiplicano giorno dopo giorno, costringendo piacevolmente gli addetti ai booking a straordinari insperati fino a poche settimane fa.
Ma se il turismo domestico ride, l’outgoing invece soffre ancora, limitato dalla mancata riattivazione completa degli scambi internazionali di medio e lungo raggio. “È necessario ribadire che programmare l’estero non è una colpa”, sostengono all’unisono AIDiT Federturismo Confindustria, ASSOVIAGGI Confesercenti, ASTOI Confindustria Viaggi, FIAVET e FTO-Federazione Turismo Organizzato. “La catena di valore che genera questa programmazione include molte imprese e molti lavoratori: oltre a tour operator e agenzie di viaggio (aziende italiane, che occupano personale italiano e pagano le tasse in Italia), sono coinvolti ad esempio gli aeroporti e i vettori aerei, ovvero imprese che sono state anch’esse letteralmente devastate dal fermo dovuto alla pandemia. Gli operatori che programmano le mete di lungo raggio sono destinati quindi a rimanere fermi ancora per molto tempo e quelli che saranno in grado di iniziare a lavorare sull’estate potranno proporre un’offerta molto limitata: oltre all’Italia, sostanzialmente Nord Europa, Grecia, Spagna e poco altro. Per far decollare il turismo organizzato è necessario riaprire le frontiere anche dei Paesi extra Schengen, almeno attraverso corridoi turistici con destinazioni come Stati Uniti, Maldive, Egitto, Tunisia, Seychelles ed Emirati Arabi che hanno attuato un programma vaccinale molto intenso. Le frontiere aperte possono senz’altro favorire anche il nostro Paese, dato che il 51% delle presenze alberghiere in Italia viene garantito dai turisti stranieri. È indispensabile la bilateralità delle riaperture delle destinazioni sia per il turismo incoming sia per quello outgoing”.
Nel frattempo, chi sceglierà l’estero o vorrà rientrare in Italia, prima ancora di mettersi in movimento o semplicemente prenotare il viaggio, dovrà comunque verificare ancora le regole anti-Covid applicate da ogni Paese. Per l’Europa dall’1 luglio sarà in vigore l’EU digital Covid certificate, valido in tutti i Paesi dell’area Schengen. Nessuna restrizione da e per San Marino e Città del Vaticano. Sono consentiti, senza obbligo di particolari motivazioni, i viaggi da e per Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia (inclusi Guadalupa, Martinica, Guyana, Riunione, Mayotte ed esclusi altri territori situati al di fuori del continente europeo), Germania, Grecia, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi (esclusi territori situati al di fuori del continente europeo), Polonia, Portogallo (incluse Azzorre e Madeira), Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia, Spagna (inclusi territori nel continente africano), Svezia, Ungheria, Islanda, Norvegia, Liechtenstein, Svizzera, Andorra, Principato di Monaco e Israele.
Il Regno Unito e l’Irlanda del nord (compresi Gibilterra, Isola di Man, Isole del Canale, e le basi britanniche nell’isola di Cipro) dal 14 maggio sono un caso a parte: chi vi ha soggiornato o è anche solo transitato nei quattordici giorni precedenti l’arrivo in Italia deve presentare un documento che attesti di essersi sottoposto a test molecolare o antigenico nelle 48 ore precedenti l’arrivo in Italia (ovviamente con esito negativo). Indipendentemente dall’esito del test deve comunque sottoporsi a “sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario” a casa per 5 giorni, informando il dipartimento di prevenzione della propria Asl: al termine di questo periodo dovrà infine sottoporsi a un nuovo test molecolare o antigenico. I bambini sotto i 6 anni di età non sono obbligati a sottoporsi al test, ma devono restare comunque in isolamento.
Per Bangladesh, Brasile, India e Sri Lanka il ministro della Salute (consultare sempre il sito Viaggiare sicuri) ha disposto il divieto di ingresso in Italia per chi vi ha soggiornato o anche solo transitato nei 14 giorni precedenti a quello in cui si vorrebbe tornare.
Fino al 30 luglio se nei 14 giorni precedenti il rientro (o l’ingresso, per gli stranieri) in Italia si è soggiornato o anche solo transitato in Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia è obbligatorio compilare uno specifico “formulario di localizzazione”, avere un certificato che attesti il risultato negativo di un test molecolare o antigenico eseguito nelle 72 ore precedenti, informare l’Asl del territorio del proprio ingresso in Italia, restare comunque in isolamento e sorveglianza 10 giorni. Dall’aeroporto si può raggiungere casa esclusivamente con un mezzo privato. Dopo i dieci giorni di quarantena è obbligatorio effettuare un altro tampone.
Chi proviene da Canada, Giappone o Stati Uniti ed è in possesso di un green pass valido può entrare in Italia senza obbligo di test e isolamento: deve però compilare un formulario e comunicare la propria presenza all’Asl del territorio.
Negli altri Paesi non citati finora, ingressi e uscite sono permessi solo per lavoro, motivi di salute, studio oppure di assoluta urgenza, o per tornare a casa. Insomma, niente turismo.
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