Quello che ancora oggi viene definito complottismo sempre più assume i contorni di una autentica scelta deliberata da parte delle autorità cinesi di far sparire ogni prova relativa alla nascita e alla diffusione del Covid nell’ormai famigerato laboratorio di Wuhan. Non solo: come ci spiega Fabrizio Gatti, giornalista de L’Espresso e autore del libro L’infinito errore, reportage dove viene svelata “la storia segreta di una pandemia che si doveva evitare” (La Nave di Teseo), “la presenza di scienziati militari nei laboratori e ai massimi livelli direttivi dei laboratori stessi dimostra come la Cina da anni stava lavorando alla creazione di un virus per scopi specificamente militari”.
A dare ulteriore credibilità e sostegno a quanto Gatti ha raccolto, arriva adesso la notizia che uno scienziato americano, Jesse Bloom, del Fred Hutchinson Cancer Research Center, Howard Hughes Medical Institute di Seattle, sarebbe stato in grado di recuperare file fatti cancellare dai cinesi, ricostruendo le sequenze parziali di 13 dei primi campioni del virus. Ecco quindi la prova che il regime cinese, già il 1° gennaio 2020, spiega Gatti, “ha ordinato di far sparire ogni prova che il coronavirus sia stato sviluppato nel laboratorio di Wuhan, in modo che non necessitava del salto di specie da un animale, ma direttamente nell’organismo umano. Così facendo Pechino, contravvenendo a ogni norma internazionale, ha permesso la diffusione dell’epidemia e poi della pandemia senza che nessuna nazione potesse correre ai ripari”.
Cosa ci dice di nuovo questo report dello scienziato americano?
Innanzitutto è una conferma della mia ricerca: nel mio libro io racconto come la commissione sanitaria di Wuhan avesse ordinato la distruzione di tutto quello che c’era il 1° gennaio 2020. Queste sequenze ritrovate su Google Cloud da Bloom – e che sono, va detto, per adesso solo un pre-print e necessitano di essere valutate dal punto di vista scientifico -, appartengono probabilmente a quella massa enorme di dati che avrebbe potuto mettere il mondo nella giusta posizione per difendersi dalla pandemia e che invece sono costati milioni di vittime innocenti.
Perché le autorità cinesi a vari livelli, prima locale poi centrale, hanno avvallato e ordinato la cancellazione di quanto raccolto a dicembre, la mancata pubblicazione del genoma del nuovo coronavirus, e perché viene dato l’ordine di chiusura del centro di Shanghai che aveva pubblicato il genoma del coronavirus?
Nel mio libro documento la partecipazione dell’esercito cinese agli esperimenti, da un lato, a Wuhan con la presenza in tutti i dipartimenti legati a Shi Zhengli, direttrice del Centro per le Malattie infettive emergenti dell’Istituto di Virologia di Wuhan, di militari di vari istituti di ricerca e in più il legame di parentela di quel sequenziamento, che emerge anche nel primo sequenziamento pubblicato del nuovo coronavirus umano, con due coronavirus isolati dai militari e indotti al salto di specie dai militari.
Cioè?
Shi Zhengli interviene a gennaio registrando un nuovo coronavirus che viene estratto da escrementi di pipistrello raccolti nel 2013 e però registrati nel febbraio 2020, che dice come questo coronavirus sia parente del nuovo coronavirus umano. La sua pubblicazione ottiene l’attenzione del mondo, che però non nota la presenza degli altri due coronavirus. Si può dire che sulla scena del delitto ci sono tre tracce genetiche che si legano al nuovo coronavirus umano: uno è quello di Shi Zhengli, sulla cui esistenza ci sono dei dubbi per il ritardo con cui viene registrato sette anni dopo.
Perché questo ritardo?
Evidentemente c’è una parte oscura delle ricerche dell’istituto di Wuhan che la Cina non vuole rivelare e che riguarda le ricerche militari in cui il laboratorio e Shi Zhengli erano coinvolti.
A questo punto?
Il comitato accademico del laboratorio di massima sicurezza di Wuhan è composto da cinque persone, di cui due sono militari, tra cui c’è il vicedirettore, mentre il comitato consultivo scientifico del Centro per le Malattie infettive emergenti ha al suo interno il massimo esperto militare cinese sui virus, Wu-Chun Cao. L’esercito cinese era così impegnato nella ricerca dei coronavirus tanto da registrarne, e lo dico nel mio libro, almeno 91, di cui due strettamente imparentati con il coronavirus. Perché? È la domanda che ci poniamo.
Dovrebbe rispondere il regime cinese, cosa che non farà mai?
Il dubbio è che la Cina abbia investito sulla ricerca dei virus da pipistrelli per scopi militari, visto che i militari emergono ovunque come funghi. Nei comitati di supervisione di Wuhan sulla ricerca figurano i massimi scienziati al mondo sulla ricerca su virus e microbiologia; interpellati da me dicono di non essere più andati dopo il 2012/2013. Da 7 anni l’attività scientifica di Wuhan è composta da una parte che viene tenuta celata al mondo con il coinvolgimento dei militari. Questa ricerca dello scienziato americano dimostra il clima di omertà su cui il regime cinese ha tentato di nascondere quello che stava accadendo.
In conclusione?
Sicuramente ci sono elementi importanti: la mia soddisfazione personale di non aver sbagliato obbiettivo dimostra che ci sono informazioni fondamentali sul contenimento di una epidemia che esponenti della scienza cinese hanno nascosto. Ricordiamo anche che i medici di Wuhan che per primi avevano dato l’allarme sono stati puniti. Le prime notizie sul nuovo virus sono apparse sulle chat mediche cinesi il 30 dicembre 2019, l’ordine di cancellare tutto è arrivato il 1° gennaio 2020. Se verrà dimostrato attendibile, il lavoro di Bloom dimostrerà quello che era già evidente, una ulteriore conferma dell’atteggiamento criminale cinese.
Lo stesso Bloom però ha scritto che “l’origine e la diffusione precoce di Sars-CoV-2 rimangono avvolte nel mistero”.
Manca, e chissà se verrà mai trovata, la prova dell’origine. Attenzione: dell’origine dell’infezione umana, cioè la prima volta che un virus dei pipistrelli è passato all’interno dell’organismo umano, ma probabilmente non lo sapremo mai perché il vero paziente zero potrebbe anche non essersene accorto in quanto asintomatico e aver avvertito solo sintomi come quelli di una normale influenza. Solo quando ci sono stati casi seri è scattato l’allarme.
Ma era troppo tardi, non è vero?
Tutti questi episodi di censura e di distruzione di prove dimostrano che l’epidemia poteva essere contenuta e non lo è stata per una scelta deliberata e contraria alle norme internazionali.
(Paolo Vites)
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