Il Parlamento faccia la riforma della giustizia o è inutile che si lamenti delle toghe: dritto al punto David Ermini ai microfoni del Corriere della Sera. Il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura ha ammesso alcuni errori commessi dall’organo di autogoverno che rappresenta, a partire dall’accorgersi tardivamente di quanto stava montando nell’opinione pubblica la sfiducia verso la categoria.
«Con il caso Palamara c’è esplosa tra le mani una bomba», ha spiegato David Ermini, che ha poi sottolineato l’inutilità del possibile scioglimento immediato del Csm. Adesso, ha aggiunto il dm, è stato «avviato un periodo di transizione che è servito alla magistratura per rimettersi in discussione, anche qui dentro. La svolta può arrivare da due fronti: da un lato il cambiamento morale e culturale, dall’altro le riforme; noi abbiamo imboccato la prima strada, la seconda tocca al Parlamento».
DAVID ERMINI SULLA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA
David Ermini ha poi smentito che la radiazione di Palamara sia stato un modo per fingere di risolvere un problema, ricordando che sono in corso altri processi e che le riforme spettano al Parlamento. La riforma più urgente è quella del Csm, che tra un anno sarà rinnovato: «Sarebbe impensabile andare al voto senza cambiare la legge elettorale che è la principale causa dei condizionamenti correntizi. La ministra Cartabia sta facendo un grande lavoro in questo campo, la commissione da lei nominata ha fatto le sue proposte e ora vediamo che cosa uscirà, così come sulle riforme del processo penale e civile. C’è l’impegno a concludere l’iter entro la fine dell’anno, e dev’essere rispettato». Come dicevamo, David Ermini ha esortato il Parlamento a portare avanti la riforma della giustizia, «altrimenti è inutile lamentarsi della crisi di credibilità della magistratura», mentre sul referendum presentato da Lega e Radicali ha rimarcato: «Ritengo che un lavoro parlamentare fatto con la seria intenzione di varare buone riforme sia più rapido ed efficace del percorso referendario, che inevitabilmente dividerebbe il Paese. Se c’è la volontà le soluzioni condivise si trovano, anche sui temi più divisivi».