Polemiche contro la Lega Serie A per la mancata pubblicazione del proprio logo in versione Lgbtq+, con annessa bandiera arcobaleno sullo sfondo, sull’account di Twitter destinato agli utenti arabi. Un’assenza che non poteva non saltare all’occhio degli utenti più attenti, visto e considerato che il variopinto emblema campeggiava sui profili ufficiali in lingua italiana, in lingua inglese e in lingua spagnola, mentre su quello deputato a raccogliere le comunicazioni in lingua araba, nulla: il solito simbolo azzurro attraversato dalla scritta tricolore della Tim, sponsor ufficiale del massimo campionato calcistico italiano.
Qualcuno ha provato a farci dell’ironia (“forse avevano finito i pennarelli”), ma in realtà la Lega Serie A si è dovuta interfacciare con un problema di matrice prettamente culturale e che riguarda da vicino il Medio Oriente e, più in generale, tutti gli Stati i cui ordinamenti giuridici sono imperniati sulla legge dettata dal Corano, con le autorità che vietano la celebrazione del Gay Pride, punendo come un reato l’omosessualità e in modi differenti: dalle frustate sino all’impiccagione, passando per la spinta del “reo” dal tetto di un palazzo molto alto.
SERIE A, POLEMICA SUL MANCATO LOGO LGBTQ+ SUL PROFILO TWITTER ARABO
Della mancata pubblicazione del logo Lgbtq+ sull’account Twitter in lingua araba della Lega Serie A si è occupato anche il quotidiano “Libero”, il quale ha sottolineato come forse sarebbe il caso di sensibilizzare
quei popoli e le loro istituzioni civili e religiose “a una maggior tolleranza nei confronti del vizio, piuttosto che prendersela con l’Ungheria“. Del resto, “dai cristiani non c’è da temere una rappresaglia violenta per gli atti di blasfemia. Semmai la cronaca è piena di atti di terrorismo compiuti da musulmani e l’accusa di islamofobia fa notevolmente più paura dell’omofobia”.
Tuttavia, al di là delle questioni politiche e culturali, va sottolineato come i prossimi Mondiali di calcio, in programma nel dicembre del 2022, si terranno in Qatar e questo potrebbe essere uno dei motivi per i quali non si vogliono creare “precedenti” social in grado di alterare i rapporti attualmente esistenti tra i Paesi occidentali e gli Emirati Arabi Uniti. D’altronde, conclude “Libero”, “gli sceicchi non minacciano vendetta, ma si sa che hanno a disposizione cospicue ricchezze e detengono importanti partecipazioni azionarie in società occidentali. Vedere calare gli investimenti esteri dal mondo arabo si rivelerebbe
economicamente più dannoso di un eventuale boicottaggio da parte della comunità gay”.