Se Salvini preferisce chiamarla Federazione di Centrodestra, Silvio Berlusconi continua a insistere sulla necessità di un vero e proprio “partito unico” che con un progetto ad ampio raggio possa portare il Cdx alle prossime Elezioni Politiche compatto in un’unica formazione. «Come orizzonte temporale realistico ho indicato le elezioni del 2023 […] Il partito unico non è una “fusione fredda” imposta dall’alto, che si possa realizzare in poche settimane. Anzi, dobbiamo fare il contrario: un grande lavoro che coinvolga i militanti, gli eletti e soprattutto l’opinione pubblica di centrodestra, le categorie, donne e uomini della società civile vicini alle idee, ai valori e ai legittimi interessi che noi rappresentiamo», spiega l’ex Premier intervistato dal Corriere della Sera.
Il riferimento resta il grande Partito Repubblicano americano, ma non solo visto l’idea partorita dal Cavaliere sul nome che potrebbe prendere il nuovo partito unico: «Centrodestra Unito, la cui sigla, Cdu, avrebbe il pregio di richiamare quello che per noi è un modello di riferimento, i nostri partner tedeschi nel Partito popolare europeo». In alternativa, resta valida l’idea di “Centrodestra italiano”.
IL CENTRODESTRA UNITO E I NODI DA RISOLVERE
I nodi però da sciogliere non sono affatto pochi, come evidenziato dallo stesso leader della Lega oggi a “La Stampa”: non si può imporre nulla dall’alto e per questo motivo, al momento, l’idea di Federazione che mettono in campo Salvini e Berlusconi punta prima di tutto a “garantire” la permanenza del Governo Draghi fino al 2023. Nel “Cdu” però sembra che una delle componenti fondamentali, Giorgia Meloni, non sia alquanto incline alla “fusione”: «FdI fuori? Rispetto anche se non condivido la scelta nei nostri amici di Fratelli d’Italia, che comunque saranno come sempre con noi alle prossime elezioni amministrative. Del resto dall’opposizione spesso manifestano sensibilità simili alle nostre», Chiosa finale sulle Amministrative, con il nome su Milano sempre più “urgente” con l’avvicinarsi della campagna elettorale: che sia un civico o un politico, conclude Berlusconi, è solo un «falso problema. Quello che conta è che il futuro sindaco sia competente, preparato, onesto. Che abbia una visione del futuro della città. Che sappia ridare a Milano la spinta innovativa e propulsiva che la città ha conosciuto con le giunte di centrodestra, Albertini e Moratti, culminata con l’assegnazione a Milano dell’Expo. Milano non si governa tagliando nastri, disegnando sull’asfalto piste ciclabili inutili e pericolose, dimenticandosi le periferie».