Le casse dell’Inps hanno passato un 2020 di profonda crisi, così come l’intero popolo italiano: dagli ultimi dati mostrati dal Presidente Pasquale Tridico in Parlamento, emergono diversi spunti degni di nota a cominciare dal capitolo delle pensioni. In attesa di una riforma strutturale che possa sostituire Quota 100 (in scadenza a fine 2021), in concomitanza con l’esplodere della terza ondata pandemia Covid-19 sono state “eliminate” 75mila assegni nel solo mese di marzo 2021: più in generale, alle tre principali ondate del Covid hanno fatto seguito altrettanti rialzi nell’interruzione degli assegni pensionistici da erogare.
Nel dettaglio: 100mila pensioni in meno tra marzo e maggio 2020 (prima ondata); 90mila in meno ottobre-dicembre 2020 (seconda ondata); 75mila in meno nella terza ondata a marzo 2021, con il fenomeno per fortuna decisamente diminuito con l’arrivo dei vaccini e del miglioramento epidemiologico nazionale. L’evoluzione e le ricadute dell’emergenza Covid sull’Inps non si limita però solo al fronte pensioni ma coinvolge, ovviamente, settori ben più ampi della spesa nazionale.
DATI INPS SULL’EMERGENZA COVID: CONTI IN ROSSO PER 25MILIARDI
Nel solo 2020, ad esempio, le entrate contributive dell’ente previdenziale si sono fermate a poco più di 221 miliardi con un calo registrato sull’anno precedente fermo a 15 miliardi di euro: tra sussidi, bonus, ristori, Cig, congedi, si sono spesi complessivamente 44,5 miliardi, spiega Tridico, coperti però anche con trasferimenti dello Stato e scostamenti di bilancio votati dai Governo Conte-bis e Draghi. Nello specifico dei conti Inps però il “rosso” in bilancio per il solo anno precedente è addirittura di 25,2 miliardi, in peggioramento ai 17,9 mld del 2019: nelle prime stime calcolate su quest’anno però qualche lieve speranza in più si scorge e il rosso in bilancio dovrebbe secondo i calcoli di Tridico ridursi a 21,2 e in maniera sempre più accentuata nei prossimi anni (15,7 miliardi nel 2022, -7,6 mld nel 2026, emergenza permettendo). Decisamente in difficoltà l’istituto è andato anche per le minori entrate contributive di dipendenti e autonomi, al di là delle spese effettuate su sussidi e bonus: riporta il Sole 24, citando Tridico, «sul delicato terreno delle entrate contributive il segna della pandemia è visibile soprattutto sul fronte dei lavoratori dipendenti, che nel 2020 si sono fermate a quota 139,7 miliardi con una riduzione di circa 10,5 miliardi rispetto all’anno precedente, e degli “autonomi”, che hanno versato 19,8 miliardi contro i 20,2 miliardi dell’anno prima».