La variante Delta rappresenta una minaccia concreta per quanto concerne la sanità globale e, di riflesso, anche quella italiana e in questi giorni i dati relativi ai contagi sono emblematici in tal senso: nella sola Lombardia, a giugno la percentuale di casi di variante ex indiana è stata del 10% ed è cresciuta negli ultimi giorni del mese. L’assessore Moratti ha precisato che “stiamo assistendo allo switch tra le varianti Alpha e Delta e quest’ultima dovrebbe diventare prevalente nel prossimo mese. In media per tutte le varianti identificate l’87,2% degli infettati non risulta vaccinato, è vaccinato con prima dose per l’8,1% e vaccinato con ciclo completo per il 4,7%”.
Impressioni confermate anche da Giorgio Palù, virologo componente del Comitato tecnico scientifico e presidente del Cda dell’Aifa, che il processo evolutivo di un virus pandemico consiste nell’adattarsi sempre di più alla specie ospite e non nel diventare più virulento, pena la sua stessa estinzione. Insomma, capiremo presto se abbiamo a che fare con un ceppo che dà luogo a manifestazioni meno gravi, avendo come bersaglio le vie respiratorie superiori, naso e faringe. “Ciò dipende dal fatto che pur possedendo meno recettori per il virus nelle cellule delle prime vie respiratorie, naso e gola, vengono infettati con maggior facilità in quanto la variante ha acquisito una più elevata affinità per i recettori stessi”.
VARIANTE DELTA, MANTOVANI: “DARE GREEN PASS SOLO DOPO DUE DOSI DI VACCINO”
Con la variante Delta il Green Pass, però, andrà rilasciato dopo due dosi di vaccino e ai guariti dopo una dose: questo, almeno, è cosa asserisce l’immunologo e direttore scientifico dell’Humanitas di Milano, Alberto Mantovani, all’interno di un’intervista a La Stampa. Secondo Mantovani “la Delta è la quarta variante che preoccupa, ma ce ne sono state tante e altre ne arriveranno. Bisogna prepararsi e i vaccini sono come la cintura di sicurezza in auto: non è che perché l’abbiamo allora passiamo col rosso o superiamo i limiti. Mascherina e distanza non vanno dimenticati, ma usati quando servono”.
Per ciò che attiene la variante Delta, come Paese, a giudizio di Mantovani, siamo in ritardo, perché manca un programma nazionale di sequenziamento delle varianti con studi di funzione per capire se e quanto siano pericolose. “Abbiamo un nemico che cambia e non possiamo non conoscerlo: dobbiamo sequenziare, vaccinare tutti e i 400mila italiani vulnerabili di tumore, con insufficienza renale, immunodepressi e con malattie neurodegenerative”.