Francesco Le Foche, noto immunologo, è intervenuto in queste ore sulle colonne de “Il Corriere della Sera” per dire la sua sui vaccini e sulla variante Delta, che rappresenta un timore consolidato in tutta Europa, Italia compresa, per via del suo elevato tasso di contagiosità. In particolare, gli esperti ritengono che nel nostro Paese sia molto probabile un’ondata di casi connessi a tale mutazione già a partire dalla seconda metà della corrente stagione estiva e Le Foche non si stanca di ribadire come l’umanità abbia a propria disposizione tutte le armi per scongiurarla “e non v’è ragione di non utilizzarle. Sarebbe come avere a disposizione un’autostrada per uscire fuori dalla pandemia e decidere di non imboccarla”.
Un paragone del tutto calzante e riferito alla vaccinazione e allo scetticismo dei soggetti definiti “esitanti”, ovvero che si dimostrano titubanti di fronte a una possibile inoculazione. Basti pensare che nello Stivale oltre 2,5 milioni di ultra60enni non hanno neppure avviato il ciclo vaccinale: “È un problema culturale, di ostilità ai vaccini, in particolare a questi circondati da una coltre di fake news, che ne compromette la fortuna – ha dichiarato Le Foche –. Una quota di persone avrà ostacoli pratici nel prendere appuntamento, poi ci sono paure immotivate. Credo che le uniche figure in grado di convincere gli esitanti siano i medici di famiglia”.
FRANCESCO LE FOCHE: “VACCINI ANCHE AI RAGAZZI”
I vaccinati con almeno due dosi nei Paesi europei sono appena il 24% e Francesco Le Foche, su “Il Corriere della Sera”, parla di una percentuale molto bassa, evidenziando come non sia comprensibile l’atteggiamento di chi vorrebbe rinunciare alla seconda dose che protegge completamente dal ceppo mutante. Dopo aver ultimato il ciclo, infatti, il rischio di contagio diventa trascurabile e, se anche un individuo si infettasse, svilupperebbe una malattia molto lieve.
Le Foche ha affermato di non temere una nuova ondata, bensì i pregiudizi nei confronti della scienza. “Se si raggiungesse l’immunità che io chiamo solidale, di comunità, a settembre-ottobre saremmo fuori dal pericolo. È però necessario che la stessa copertura venga ottenuta in Europa e nei Paesi non industrializzati. La presenza di milioni di non vaccinati favorirebbe infatti la circolazione del Coronavirus e la nascita di nuove varianti”. Ragion per cui, a suo giudizio, occorre anche sottoporre all’inoculazione del siero anti-Covid anche i ragazzi, gli adolescenti, che possono tornare a scuola con una buona immunizzazione, migliorando la sicurezza del trasporto pubblico. “I pediatri – ha concluso l’esperto – sono favorevoli e non devono far paura quei pochi casi di miocardite osservati in Israele in giovani tra 18 e 23 anni”.