Roberto Calderoli
a tutto tondo nella lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Dubbio. Il vicepresidente del Senato, esponente di spicco della Lega, ha ribadito che Draghi resterà premier fino al 2023, ma qualcosa potrebbe cambiare in base all’operato del governo: «Se finisse prima il lavoro, potrebbe andare al Colle». La cosa certa è l’appoggio del Carroccio, sempre più convinto dell’appoggio all’esecutivo di unità nazionale.
Roberto Calderoli si è poi soffermato sul dibattito sul ddl Zan, sottolineando che un compromesso è possibile con una modifica agli articoli 1,4 e 7: «Non vogliamo abolirli ma modificarli, per uscire con un provvedimento che non abbia quei pregiudizi che oggi ha e che soddisferebbe le perplessità che sono state sollevate dal Vaticano. Sono perplesso quando Letta dice di volerne parlare in Parlamento, perché la decisione di portare il testo in Aula senza relatore toglie spazio al dibattito. Se qualcuno vuole parlarne in Parlamento, che si lasci lavorare l’Aula. Il Pd invece sta facendo una ghigliottina tranciando la parte prevista per l’esame di tutti i provvedimenti e andando in Aula senza relatore. Letta contraddice se stesso».
Roberto Calderoli: “Riforma della giustizia perde ogni giorno un pezzettino”
Un altro dossier molto dibattuto è quello legato ai referendum sulla giustizia promossi da Lega e Radicali, Roberto Calderoli si è detto divertito dalle considerazioni del Partito Democratico. Per i dem, infatti, i quesiti finiranno solo per fare perdere tempo alla riforma della giustizia: «Io di tentativi di riformare la giustizia ne ho visti tanti, ma pochi sono andati in porto e alcuni sono stati addirittura peggiorati dopo il dibattito». Il leghista ha ribadito la sua stima nei confronti del ministro Cartabia, ma ha anche messo in risalto che «questa riforma ogni giorno perde un pezzettino, a forza di parlare con tutti». Roberto Calderoli ha poi ribadito la sua posizione sul futuro del Centrodestra – prima la federazione, poi per il partito unico si vedrà – mentre sulle amministrative ha spiegato: «Sono sicuro che ci sarà la chiusura del cerchio. Siamo stati presi un po’ dalla foga e non ci siamo resi conto che c’è stato uno spostamento delle elezioni, che non sono state ancora fissate ma che saranno tra fine settembre e inizio ottobre. Nelle elezioni normali si arriva due mesi prima alla definizione del nome in realtà così importanti. Si farà una scelta ragionata e ponderata per ottenere i migliori risultati. Questa fretta è un po’ nella testa dei giornalisti».