di nuovo protagonista di un caso social. Nei giorni scorsi è circolata la fake news riguardante uno studio dell’Università di Oxford che avrebbe dimostrato l’efficacia di questo farmaco contro il Covid. Ora invece nel mirino è finita l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), accusata di aver cancellato dal suo sito web le informazioni riguardanti la sicurezza di questo farmaco. Da Reddit a Twitter circolano post in cui si accusa l’oma di autocensura riguardo le informazioni sul programma “African Programme for Onchocerciasis Control” (APOC), per il quale è stata usata proprio l’Ivermectina. Cliccando sul link si legge il contenuto per pochi secondi, poi sparisce per lasciare spazio ad una pagina definita “decomissionata” da chi sta muovendo le accuse. In realtà nel messaggio che compare si spiega che il sito web è stato rinnovato: «Nel 2020, il nostro progetto di migrazione web ha affrontato oltre 180.000 pagine di contenuti e oltre 200.000 pubblicazioni. Molti dei nostri contenuti sono stati aggiornati, resi più dinamici e potrebbero non essere più trovati nello stesso posto». Basta una semplice traduzione per capirlo, ma sui social continuano a montare accuse.
IVERMECTINA E IL “CASO” OMS: COSA SUCCEDE
Proprio per favorire la ricerca dei contenuti, la pagina dell’Oms suggerisce di cerca le pubblicazioni nel nuovo Publications Hub, in Health Topics, in Teams, nella nuova sezione emergenze o di fare ricerca per Iniziative e attività, valutando anche di ordinare i risultati per tipo di contenuto o anno. Dunque, le informazioni sul programma dell’Oms contro l’oncocercosi (detta anche cecità fluviale o oncocerchiasi), malattia infettiva che ha reso cieche oltre tre milioni di persone nel mondo, non sono affatto sparite. Basta effettuare qualche ricerca sul sito dell’Oms usando come chiavi “Ivermectin” e “Onchocerciasis” per trovare i documenti nei quali non viene messa in discussione la sicurezza del farmaco. Anzi, c’è la raccomandazione a «trattare l’oncocercosi con l’ivermectina almeno una volta all’anno per 10-15 anni». Si mette però in guardia da possibili eventi avversi gravi quando c’è un carico molto elevato di vermi Loa loa nel sangue. Il parassita è endemico in Camerun, Repubblica Centrafricana, Congo, Repubblica Democratica del Congo, Nigeria e Sud Sudan. Dunque, il «trattamento di individui con alti livelli di L. loa nel sangue può talvolta provocare gravi eventi avversi». Ma anche questa è un’informazione non censurata, né per questo è stato messo in discussione l’uso dell’Ivermectina.