Sta suscitando profondo sdegno la storia raccontata da Fabio Luppino su HuffPost. Protagonista Maria Teresa Ceracchi, 82 anni d’età, che si è vista recapitare per posta una lettera dal servizio sanitario regionale dell’Emilia Romagna in cui le viene chiesto di pagare il ticket per la prestazione ricevuta cinque anni fa. Quale? L’assistenza per il malore verificatosi il giorno della morte del marito. Recita così la missiva che ha indignato l’anziana donna e non solo: “Gentile signora, dagli atti di questa Azienda non risulta ancora pagato il ticket per gli accessi al Pronto soccorso, come elencato in retro pagina (in neretto questa frase), per i quali è dovuta, ai sensi della normativa regionale, la somma complessiva di euro 25“. Luppino racconta come andarono le cose quel giorno, protagonisti i suoi genitori: “Quel giorno era partita da Roma con suo marito, Pasquale, per la meritata vacanza estiva, direzione Cattolica. Il marito aveva guidato, come sempre. Avevano fatto delle soste, faceva caldo. Prima di partire Pasquale, 78 anni, quasi 79, aveva fatto molti controlli sanitari, tutti con esito negativo. Li aveva sempre fatti, ma dopo un tumore alla prostata sventato, anche di più. Per cui, marito e moglie, erano partiti tranquilli. Più o meno verso l’ora di pranzo arrivano a Cattolica, ma quando mancavano trecento metri all’albergo scelto per il meritato riposo, Pasquale inizia a sentire dei dolori al collo e a sudare freddo. Non può continuare a guidare, si fermano ad un bar. Maria Teresa chiede aiuto, il marito continua a non stare bene. Decide di chiamare il 118. L’ambulanza arriva in pochi minuti. I medici non perdono tempo e decidono che il signor Pasquale deve essere portato in una grande struttura, all’ospedale di Rimini. In un primo tempo qualcuno dice alla signora Maria Teresa, “ci raggiunga con un taxi”. Poi, il medico la invita a salire sull’ambulanza. Pasquale, suo marito, nel breve percorso da Cattolica a Rimini sta male. Ha dolore a destra, al braccio e alla gamba. Ma è vivo e spera di uscire da quel tunnel improvviso e tornare quanto prima nell’albergo delle meritate vacanze. Così sua moglie, alla vita si resta sempre aggrappati, fino all’attimo prima“.
Muore il marito e ha malore: Emilia-Romagna dopo 5 anni le chiede di pagare il ticket
Le cose, però, non vanno come sperato: “L’ambulanza arriva, in una giornata caldissima, poco dopo l’ora di pranzo al pronto soccorso dell’ospedale di Rimini. Pasquale è grave, viene preso in carico dai medici. Tentano di fare qualcosa, ma non c’è più tempo. Pasquale muore, nel giorno in cui doveva iniziare la sua vacanza: rottura dell’aorta addominale. Qualcuno si prende cura di comunicarlo alla moglie. Maria Teresa Ceracchi, non si sente bene, ha un mancamento, richiede sostegno per riprendersi. Aveva sposato Pasquale il 20 aprile 1963 e la loro vita in comune finiva quel giorno, in poco più di mezz’ora, per un evento che nessuno poteva prevedere, calcolare, sedimentare, metabolizzare“. Luppino scrive: “Maria Teresa Ceracchi, 82 anni, quasi 83, è mia madre. Pasquale Luppino, morto a 78 anni, 79 il 30 settembre del 2016, ma non c’è arrivato, era mio padre. Vale per loro e per tutti raccontare cosa sia la burocrazia in questo Paese. Come può finire in codice bianco una persona che si sente male in ospedale avendo la notizia della morte del marito, in quello stesso momento? Come si può, freddamente, rubricare un evento del genere? Premesso che nessuno le ha chiesto di pagare il ticket in quel preciso momento (chiediamoci un po’ perché) a quasi cinque anni dall’accaduto, le arriva la richiesta del dovuto“. Aggiunge Luppino: “Naturalmente chi ha fatto controlli su ammanchi in bilancio non poteva sapere e ha deciso l’invio del conto corrente da riscuotere. Ma qualcuno, allora, avrebbe potuto operare con un senso di umanità che invece è mancato. Mia madre ha già pagato, le persone civili pagano sempre, non si mettono in guerra con lo Stato di cui preferiscono fidarsi“. Eppure, chiosa l’autore di questo racconto-sfogo, “la lettera aggiunge del grottesco all’anniversario della morte di mio padre e marito di mia madre, quasi cinque anni fa. Il tempo lenisce le ferite, ma la burocrazia presenta sempre il conto, prima o poi. E senza attendere il riscontro dell’avvenuto pagamento, che essendo stato fatto alla posta arriverà, nella lettera si chiede, ma cortesemente, “di comunicare gli estremi dell’avvenuto pagamento ai riferimenti di seguito indicati, ove gli operatori saranno disponibili per fornire ogni eventuale chiarimento e/o informazione”. Seguono mail e recapito telefonico, chiamare “dalle ore 10 alle ore 13 dal lunedì al venerdì”. È tutto“.