Roberto Gualtieri copia Alexandria Ocasio-Cortez. Se non nei contenuti, almeno nella grafica dei manifesti elettorali. Il candidato del Pd a sindaco di Roma è solo l’ultimo di una lunga serie di poltici che hanno imitato lo stile della democratica progressista che negli USA è diventato un caso di studio per come ha saputo rivoluzionare le campagne elettorali a partire da quella vinta, da perfetta outsider, alle primarie Dem per il distretto 14 di New York, crocevia che l’ha portata a diventare a soli 29 anni la donna più giovane eletta alla carica parlamentare nella storia statunitense. Basta affiancare i due manifesti elettorali, quello di Gualtieri e della Ocasio-Cortez, per cogliere le somiglianze: cambiano i colori (l’americana punta sul giallo e sul viola) ma dal posizionamento delle lettere (quasi tutte in grassetto) fino allo sguardo dei candidati – rivolso verso l’alto, a significare uno sguardo verso il futuro – sono troppe le similitudini per far pensare ad una coincidenza.
ROBERTO GUALTIERI COPIA ALEXANDRIA OCASIO-CORTEZ
A far notare la scelta stilistica del team di comunicazione di Gualtieri, che ha deciso di seguire il modello Ocasio-Cortez per i santini e i manifesti elettorali, è stato uno dei suoi competitor: Carlo Calenda. La pagina Twitter “Calenda Sindaco” ha messo uno accanto all’altro i due manifesti, commentando con un tagliente: “Vorrei ma non posso” riferito proprio a Gualtieri. Non è comunque la prima volta che il Pd italiano prende spunto dal Partito Democratico Usa per le sue campagne elettorali. Alle Politiche del 2008, ad esempio, Walter Veltroni cercò di sfruttare la scia di Barack Obama traducendo il suo iconico “Yes we can” con un meno incisivo “Si può fare”. Tra i richiami al mondo anglosassone più recenti la scelta di Pietro Grasso, nel 2018 candidato premier di Liberi e Uguali alle Politiche, di rifarsi all’allora leader laburista inglese Jeremy Corbyn e al suo “For the many, not the few”, tradotto da Grasso in “Per i molti, non per pochi”. Finì male per entrambi.