Non sarà condotta una nuova perizia medico legale circa la morte di Carlotta Benusiglio, giovane stilista (37 anni) trovata impiccata a un albero a Milano il 31 maggio 2016, più precisamente nei giardini di piazza Napoli. La decisione è stata assunta dal Gup Raffaella Mascarino, che ha ritenuto inammissibile l’istanza avanzata da parte della Procura del capoluogo lombardo, che aveva richiesto una perizia da effettuarsi con la formula dell’incidente probatorio e che avrebbe potuto rivelarsi utile a stabilire con precisione le cause del decesso della ragazza.
A tal proposito, il rappresentante dell’accusa aveva formulato tale richiesta, avente come oggetto anche alcuni accertamenti tecnici irripetibili. Giova ricordare, infatti, che inizialmente la dipartita della stilista fu bollata come un caso di suicidio, ma la sua famiglia ha sempre sostenuto che si sia trattato di un omicidio, chiedendo più volte che venissero accertate fino in fondo le responsabilità delle persone eventualmente coinvolte in questa tragedia, a cominciare dall’ex compagno di Carlotta, Marco Venturi.
MORTE CARLOTTA BENUSIGLIO: EX COMPAGNO MARCO VENTURI CHIEDE IL RITO ABBREVIATO
Nel contempo, l’udienza preliminare sul caso di Carlotta Benusiglio è stata ufficialmente procrastinata al 20 settembre e in essa, appunto, è imputato per omicidio l’ex fidanzato, Marco Venturi, il quale, mediante suoi legali, Andrea Belotti e Veronica Rasoli, ha chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato. Un’eventualità sulla quale il gup Raffaella Mascarino scioglierà le riserve unicamente nel prossimo autunno.
Rammentiamo che, secondo la perizia condotta nel 2018, Carlotta Benusiglio morì “con grande probabilità” a causa di “asfissia prodotta da impiccamento” e sul cadavere, che venne poi riesumato, non fu trovata alcuna “lesione scheletrica” che potesse far pensare ad un “eventuale strangolamento, parziale o totale, con successiva sospensione del corpo”. Secondo il pm, invece, sarebbe stato Venturi a uccidere Carlotta Benusiglio “per futili motivi, con dolo d’impeto, stringendole al collo una sciarpa oppure il proprio braccio” e ponendo così fine alla sua esistenza.