Sono conclusioni «aberranti» quelle formulate dai magistrati inglesi in merito all’inchiesta sui fondi della Segreteria di Stato vaticana: il prossimo 27 luglio comincerà il processo al Cardinale Angelo Becciu e ad altri 9 rinviati a giudizio sull’inchiesta nata dalla compravendita di un palazzo a Londra a Sloane Avenue, ma le parole fortissime emerse oggi sul “Corriere della Sera” provengono dal faldone di 50 pagine prodotte dai pm della Santa Sede in merito alle accuse a carico di Becciu.
In un capitolo di ben 7 pagine con toni durissimi si affronta il passaggio delicato dell’inchiesta condotta dagli omologhi colleghi inglesi: a proposito di un documento che il giudice inglese ha ritenuto «probante», i promotori di giustizia di Papa Francesco scrivono che «è davvero inquietante che detto documento (…) abbia fatto il giro di mezza Europa per approdare nel fascicolo del giudice inglese, con le aberranti conclusioni da lui formulate». È poi il Corriere a raccontare nel dettaglio cosa abbia portato a quelle durissime parole dettate dai pm vaticani contro lo Stato inglese, nella fattispecie la Corte di Londra. A fine marzo con l’inchiesta del Vaticano in dirittura d’arrivo, a Roma arriva il provvedimento del giudice inglese Tony Baumgartner che boccia la richiesta di sequestro avanzata dal Vaticano sui conti del broker Torzi.
LO SCONTRO LONDRA-VATICANO SULL’INCHIESTA BECCIU
Nello specifico il giudice inglese rivolge parole non proprio “tenere” alla Segreteria di Stato vaticana, tipo «perché se la Segreteria — si legge nel fascicolo di Londra — era di fronte a un truffatore (Torzi secondo l’accusa, ndr) gli è stato procurato un incontro con il Papa? E perché era trattato con cortesia». La Santa Sede replica che quell’incontrò servì per ammorbidire Torzi e fare emergere la vera realtà dei fatti, ma ancora Londra ribatte «perché il Sostituto Edgar Peña Parra ha pagato 15 milioni a Torzi per lasciare il controllo del palazzo, che era formalmente del Vaticano? ». L’ulteriore replica, citata dal CorSera, «Per non esporre la Segreteria di Stato ai media sull’operazione». E poi ancora altre frecciate sul ruolo di Monsignor Perlasca, capo degli investimenti della gestione Becciu in Segreteria di Stato; insomma, una serie di frasi e allusioni che non sono piaciute affatto ai pm vaticani, tanto da scatenare una replica così netta e dura. «Abbiamo sempre evaso — non sempre ricambiati — con piena lealtà (…) quanto richiesto», scrivono nel faldone della Santa Sede, ribadendo poi che la corte britannica è «completamente ignara della organizzazione della Segreteria e che quindi è doveroso dare contezza delle gravi imprecisioni contenute nella decisione di Baumgartner e delle inconfutabili contraddizioni rispetto alle risultanze processuali acquisite». Per il giudice di Londra la mail diffusa tra Vaticano e Torzi sarebbe stata la prova commerciale tra due parti indipendenti, decisamente escluso dai pm vaticani: «piuttosto che una lettera cordiale sembra essere una supplica della Segreteria a Torzi».