«I grillini hanno fallito perché non hanno capacità e cultura per fare i rivoluzionari»: Rino Formica, ex Psi e già Ministro di Finanze, Lavoro, Trasporti, non le manda a dire al Movimento 5Stelle in piena crisi di leadership. Mentre le acque sono solo apparentemente più “calme” con la mediazione dei 7 “saggi” per mettere d’accordo Conte e Grillo, l’incertezza per il futuro della legislatura con l’ingresso nel semestre bianco resta altissima: «I 5Stelle sono giunti a un loro punto di non ritorno. È fallita l’operazione di un Movimento maggioritario, dilagante, anti-sistema nel Paese. Un Movimento che potesse rovesciare anche attraverso le elezioni tradizionali il sistema politico del nostro Paese. Facendo leva su due elementi di fondo: una crisi dei partiti politici, cioè del sistema di rete della democrazia organizzata, ed una tendenza nel Paese anti partiti politici».
Grillo, Di Maio e compagnia davanti alla prova di governare una società complessa come quella italiana si sono fatti “autogol” quasi completamente da soli: «Questo successo li ha obbligati a diventare una forza del rovesciamento, per essere coerenti con la loro impostazione, rivoluzionario del sistema. Per praticare questo obiettivo erano totalmente inadatti per attrezzatura culturale, per attrezzatura mentale, per organizzazione del Paese, e per tanti altri motivi».
LA CRISI DEL M5S È ANCHE UN PROBLEMA DEL PD
Il problema del M5s però non rimarrà “limitato” al solo futuro di Grillo-Conte, ma rappresenta un interrogativo per l’intero Governo Draghi (sul breve periodo) e per l’alleanza con il Centrosinistra (sul medio-lungo periodo). Secondo il grande ex politico Rino Formica, le istituzioni in crisi hanno “alimentato” l’esperienza a 5Stelle e poi hanno sbagliato nel puntare sull’istituzionalizzazione di una forza politica anti-sistema: «L’illusione è stata non solo credere che il potere di governo non potesse essere imbrigliato nella diaspora se logora o non logora, ma addirittura l’accettazione dell’idea che il potere di governo di per sé rinnova». In questo frangente, il Pd è stato e sarà in prima fila con la crisi dei 5Stelle: per l’ex Psi, «Il Pd ha compiuto negli anni passati una fusione tra le forze dell’ex Democrazia cristiana di sinistra e dell’ex Pci. Questa fusione non è riuscita». Questo ha generato una continua mini-scissione, tanto a “destra” (Renzi, Calenda) quanto a “sinistra” (Fratoianni, Speranza, Bersani, Fassina) che si è incontrata-scontrata con il “nuovo” M5s: «La contraddizione del Pd aveva creato una condizione di paralisi. Si sono illusi che la crisi esistenziale di un partito anti-sistema, il M5s, potesse diventare un elemento ricostituente di un fallimento politico proprio. Fare i conti con il proprio fallimento politico per superarlo, non poteva risolversi nell’incorporare il fallimento altrui. Oggi sconta anche questa situazione. Quello che io vedo di molto pericoloso e di molto rischioso, è che entriamo in una fase nella quale il Paese, nel semestre bianco della presidenza della Repubblica».