Il libro delle case, scritto da Andrea Bajani nel 2020 e pubblicato da Feltrinelli nel 2021, è uno dei possibili vincitori del Premio Strega 2021. Determinante la sua componente di attualità (è facile presumere che sia stato concepito proprio durante il lockdown), anche se l’autore riesce a sviluppare l’idea in maniera abbastanza inedita, ripercorrendo virtualmente tutte le case in cui ha abitato e rendendo così protagonisti gli arredi (qui in veste di unici ‘spettatori’ inermi della sua vita), le stanze e i corridoi che, nel corso degli anni, hanno fatto riecheggiare la sua voce e quella dei suoi cari. “Penso che per me ‘casa’ sia il posto in cui siamo quello che siamo (…) senza la versione di noi che scegliamo per gli altri”, ha spiegato Bajani in un’intervista rilasciata a maggio a Domusweb. “Per questo poi esistono le persone-casa, le strade-casa, gli oggetti-casa. L’esempio per me più luminoso di casa è l’amicizia (non a caso nel libro ci sono tre case dell’amicizia): alla mia casa chiedo di essere come il mio migliore amico. Di non giudicarmi, di ascoltarmi, di parlarmi, di farmi ridere, di offrirmi un silenzio pieno di premura quando piango”.
Andrea Bajani racconta il suo Libro delle case
Lo stile del libro è poetico e tecnico allo stesso tempo, con descrizioni accurate degne di un architetto. Eppure lui architetto non è: “Uno scrittore che ho amato molto, Octavio Paz, diceva che esiste poesia in un paesaggio, in uno sguardo, in un oggetto”, precisa Andrea Bajani. “E i poeti, che hanno solo le parole, fanno questo: strofinano le parole fino a produrre quel senso di poesia che nella realtà è a portata di tutti”. Nel periodo del lockdown, le case sono diventate i nostri rifugi contro l’atomicità di un piccolo virus. Lui la quarantena l’ha trascorsa negli States, precisamente nel Texas, dove tutto è stato al contempo “più feroce e più umano”. Grazie alla vastità di quei luoghi, infatti, non ha mai dovuto rinunciare a uscire di casa.
Andrea Bajani: “Le nostre case si sono trasformate nel nostro mondo”
Riguardo alla situazione italiana, invece, Andrea Bajani sostiene che alla casa sia venuto meno ciò che più di tutto la rende tale: la dinamica dentro/fuori. “La casa è a volte rifugio a volte prigione proprio in virtù o a causa del suo rapporto con il fuori. Togliendo il fuori, la pandemia ha umiliato le case, in qualche modo, perché ha chiesto loro più di quanto potessero dare. Ha chiesto loro non di essere l’alternativa al mondo esterno, ma di essere tutto il mondo. Ed essendo quella con la casa una relazione, come dicevo poco sopra, si è entrati in una relazione ossessiva, che per forza di cose ha finito per sopraffarci”.