Nuovi colpi di scena nella vicenda della fonderia di Marcheno alla quale è legata la scomparsa di Mario Bozzoli. Il processo si riaggiorna in autunno ma nell’ultima udienza che si è svolta è accaduto qualcosa di emblematico. Tutti gli operai che lavoravano nell’azienda avrebbero replicato con un “non ricordo”. Nel processo che vede imputato il nipote Giacomo Bozzoli per omicidio premeditato e occultamento di cadavere è stato il turno degli ex dipendenti della fonderia che tra bugie e silenzi hanno letteralmente esasperato il presidente della Corte di Assise di Brescia che ha sbottato dicendo di essere stufo di sentire menzogne dai testi. Eppure un operaio avrebbe riferito di una confidenza fatta da un altro collega che gli disse che Giacomo gli offrì 200 mila euro per uccidere suo zio ma lui rifiutò.
La giornalista di Quarto Grado, Ilaria Mura, ha sottolineato la stranezza della vicenda: “Sono passati 6 anni e non siamo ancora arrivati ad un processo, ad una sentenza. Si sentono i testimoni, le persone presenti in azienda quella sera ma manca di fatto la prova oggettiva. E’ andata perduta probabilmente perchè il giorno dopo in azienda c’erano già le donne delle pulizie che pulivano con prodotti pesanti. A mio avviso le prove sono andate in fumo”.
CASO MARIO BOZZOLI, LE NOVITÀ
Mancano le prove a carico di Giacomo, nipote di Mario Bozzoli, ma sono stati commessi errori? Gli inquirenti hanno tentato di cercarle nel forno ma, come spiega Giovanni Langella, genetista, quel forno lavorava a temperature più basse anche di quelle usate nei forni crematori, dunque non avrebbe dovuto far resistere il materiale osseo soprattutto i denti. Anche per la dottoressa Cattaneo non sarebbe mai finito nei forni il corpo di Bozzoli. “Un processo di cremazione di quel tipo richiede dalle 2 alle 4 ore, dunque è strano che sia passato inosservato durante la serata ma c’è anche da dire che agli atti c’è scritto che nella serata l’intero impianto è andato in blocco, un’anomalia mai spiegata”, ha aggiunto il giovane genetista. Eppure tonnellate di prodotti sarebbero stati controllati. “Io mi son fatta un’idea: la prova oggettiva non esiste”, ha commentato la giornalista Ilaria Mura. Tra le altre novità, secondo la procura anche Beppe Ghirardini si sarebbe suicidato con la capsula al cianuro.