«La politica si svegli e ci dia una legge sull’eutanasia»: è netto l’appello lanciato dal settimanale “Oggi” con l’intervista di Marianna Aprile a Maurizio Costanzo, giornalista non da oggi schierato sulla libertà di scelta e di autodeterminazione dal concepimento (battaglie pro-aborto) fino alla morte (per l’appunto, eutanasia). Lo storico conduttore ammette di aver firmato il referendum sull’eutanasia lanciato da Marco Cappato e dall’Associazione Luca Coscioni: «io mi interesso da tutta la vita di questo tema. Non lo sa nessuno», spiega ancora Costanzo, «ma quando avevo 17 anni scrissi una commedia, che un editore pazzo mi pubblicò anche, che si intitolava “Ho ucciso la morte” che era sull’eutanasia. Ora ne ho quasi 83…» ammette candidamente.
Amico di Pannella all’epoca, amico di Cappato oggi: Costanzo chiede a gran voce alla politica di produrre al più presto «una legge sull’eutanasia e sul suicidio assistito. Il problema che abbiamo sempre avuto è il Vaticano», attacca durissimo il conduttore e giornalista. «Non se ne rendono conto, la gente soffre. Dj Fabo è paralizzato, cieco e sofferente. Doveva rimanere fino alla fine dei suoi giorni?», rintuzza Costanzo sfidando direttamente il mondo cattolico, «l’eutanasia e il suicidio assistito sono una forma di civiltà. Anche perché solo ai tempi di Gesù Cristo si risorgeva, non mi pare che ci sia riuscito qualcuno altro dopo di lui».
COSTANZO, DALL’EUTANASIA AL DDL ZAN
Maurizio Costanzo cita più volte il caso di Dj Fabo, ammettendo che forse non avrebbe avuto il coraggio di fare come Cappato accompagnandolo alla morte in Svizzera: «bisogna mettere in campo interessi anche privati, è una battaglia importante», spiega ancora il giornalista a “Oggi”, confessando di non averne ancora parlato con la moglie Maria De Filippi in merito ad un futuro forse non così lontano. «“Se mi trovo in una situazione disperata chi mi vuole bene sa cosa fare” dissi tempo fa, ed è vero. E l’ho detto anche a Maria». Certo, ad oggi la legge punisce con massimo 15 anni di carcere per suicidio assistito ma Costanzo si dice fiducioso dato che «penso di morire talmente in avanti che per allora avremo una legge». Chiosa finale, dall’eutanasia ai diritti Lgbt con il Ddl Zan, altro cavallo di battaglia di Maurizio Costanzo: «i diritti qui da noi sono calpestati spessissimo. Perché siamo sempre stati più tesi a sapere cosa pensa il geometra del terzo piano che non a quello che conta davvero. Siamo più propensi al chiacchiericcio che alle battaglie importanti». Il monito viene lanciato al Vaticano e alla politica, entrambi: «la consapevolezza che morire soffrendo non è un bene per nessuno».