Nanni Moretti ha fatto centro: al pari della Nazionale italiana di calcio, laureatasi campione d’Europa a Wembley dopo 53 anni, il regista italiano ha ricevuto undici minuti di applausi alla settantaquattresima edizione del Festival di Cannes per il suo film “Tre Piani”, con il quale concorre per la conquista di uno dei riconoscimenti più ambìti nel settore cinematografico: la Palma d’oro. Una standing ovation interminabile in coda ai 119 minuti di proiezione ha celebrato il lavoro non soltanto di Moretti, ma anche dei collaboratori e del cast, da Margherita Buy ad Alba Rohrwacher, da Riccardo Scamarcio ad Adriano Giannini, oltre ai produttori Domenico Procacci di Fandango e Paolo Del Brocco di RAI Cinema.
Alla vigilia del film c’era il timore che Nanni Moretti e la sua opera potessero in qualche modo essere offuscati dalla straordinaria domenica di sport vissuta dall’Italia, che ha registrato il secondo posto a Wimbledon di Matteo Berrettini, primo tennista azzurro di sempre a giungere in finale nel torneo londinese, e, come detto, il titolo di regina del Vecchio Continente agguantato da Giorgio Chiellini e compagni contro l’Inghilterra. Così non è stato: gli occhi sono stati tutti puntati sul maxischermo e il debutto è stato un autentico successo.
NANNI MORETTI: “TRE PIANI È UN INNO ALLA VITA”
Nanni Moretti, con “Tre Piani“, raggiunge quota tredici film diretti, ma questo è il primo la cui sceneggiatura deriva da un soggetto non originale, arricchito da uno sviluppo narrativo decisamente articolato e fatto di storie che si incrociano e di eventi drammatici che pongono in risalto la figura della donna, che affronta le traversie e ne esce rafforzata. “Loro sono più aperte, più sane nelle reazioni ai fatti che accadono, più pronte a risolvere, a mediare – ha commentato il regista capitolino –. Gli uomini, invece, rimangono incistati, nelle loro rigidità, ossessioni, schematismi, inchiodati ai loro ruoli all’interno della famiglia. E poi le giovani generazioni, diverse dai padri per fortuna”.
Non si tratta tuttavia di un film triste, ma, come definito dallo stesso Moretti, di un lungometraggio doloroso, ma anche di “un inno alla vita, all’umanità e alla pietà”, chiarisce. Un plauso speciale lo riserva a Margherita Buy: “Si tratta del nostro quarto film di seguito insieme, per me è la nostra Meryl Streep, può fare tutto e al meglio”.