Preservativi gratis agli alunni di tutte le scuole di Chicago, compresi ai bambini delle elementari. Il ritorno alla scuola in presenza sarà caratterizzato non solo dalla distribuzione di disinfettante per le mani, salviette, mascherine, termometri per la fronte e purificatori d’aria, ma anche da articoli che gli esperti sostengono manterranno gli studenti sani e sicuri indipendentemente dallo stato della pandemia: ovvero prodotti per le mestruazioni e preservativi. Una decisione che fa discutere, quella riportata dal Chicago Sun-Tribune, frutto di una nuova politica approvata dal Chicago Public Schools Board of Education a dicembre. Questa svolta sull’educazione alla salute sessuale coinvolgerà più di 600 scuole, in cui i preservativi verranno distribuiti a partire dalle classi di 5° grado, quelle frequentate da bambini di 10/11 anni. Kenneth Fox, medico di punta del CPS, ha difeso questa politica spiegando che l’obiettivo è la prevenzione: “Essenzialmente quello che vogliamo fare è rendere i preservativi disponibili agli studenti se e quando pensano di averne bisogno. Quando non si hanno queste protezioni e non si rendono disponibili queste risorse, allora succedono cose brutte ai giovani. Si hanno rischi elevati di infezioni sessualmente trasmissibili, di gravidanze indesiderate, e sono cose che si possono prevenire“.
CHICAGO, PRESERVATIVI GRATIS AI BAMBINI DELLE ELEMENTARI
Per cominciare le scuole elementari riceveranno 250 preservativi e le scuole superiori – molte delle quali già li rendono disponibili – ne avranno 1.000. Il dipartimento di salute pubblica di Chicago fornirà i preservativi senza alcun costo per il distretto come parte dello sforzo della città per prevenire gravidanze adolescenziali, HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili. Le scuole riceveranno una lettera da Fox che spiegherà la politica ai genitori, e i presidi riceveranno una guida per dove conservare i preservativi e come far funzionare il programma. I preservativi dovrebbero essere in luoghi facilmente accessibili nella scuola, ma anche non troppo all’aperto in modo che ci sia ancora privacy per gli studenti, ha detto Fox. Alla domanda sul perché i bambini di 10/11 anni fossero il target di riferimento, l’esperto ha risposto che la decisione è stata “informata da una comprensione dello sviluppo dei bambini” e che non credeva che ci sarebbero stati effetti negativi sui più piccoli. In linea con gli standard statali, il programma di educazione sessuale del CPS include lezioni su pubertà, igiene, identità di genere, relazioni, molestie sessuali, controllo delle nascite, astinenza e prevenzione delle malattie a trasmissione sessuale.
PRESERVATIVI AI BAMBINI? “NON SARANNO INCORAGGIATI A USARLI”
Scout Bratt, direttore di educazione e sensibilizzazione presso il Chicago Women’s Health Center, ha detto che ci saranno molti genitori che non credono che questo programma faccia al caso della propria famiglia, e sarà responsabilità del distretto ascoltare queste preoccupazioni e offrire una comunicazione diretta su ciò che la disponibilità del preservativo significa e non significa. “Voglio essere molto chiaro sul fatto che l’esistenza dei preservativi non significa che tutti gli studenti useranno quei preservativi o saranno incoraggiati ad usarli“, ha detto Bratt. “L’idea è quella di dire che siamo centri educativi, siamo essenzialmente centri sanitari comunitari, e sappiamo che per investire nella salute e nel benessere dei giovani fornendo un’educazione sessuale completa, significa che dobbiamo anche fornire le risorse. Vogliamo che gli studenti vengano da noi e abbiano accesso a questi preservativi gratuitamente, invece di doverli potenzialmente trovare altrove o scegliere di non usarli. Si tratta di riconoscere che la scuola sta investendo nella salute dei giovani“. Da parte di molti genitori, però, le perplessità non mancano: la sensazione è che l’educazione sessuale sia carente, e che sarebbe stato meglio investire sulla consapevolezza degli studenti prima di procedere a distribuire preservativi ai ragazini. Negli USA, poi, c’è da fare i conti anche con una platea eterogenea a livello di provenienza e dunque di tradizioni. Maria Serrano, una mamma sentita dal Chicago Sun-Tribune, ha spiegato: “Perché non educarci come genitori? Nel mio caso vengo dal Messico, è un tabù per [i ragazzi] parlare ai genitori di questi argomenti. Nelle comunità a maggioranza latina, non siamo preparati a parlare di questi temi con i nostri figli“. Il programma del CPS riuscirà a cambiare le cose?