Parole di grande ammirazione e stima quelle di Arrigo Sacchi per Mancini e per gli azzurri che hanno vinto gli Europei 2020 contro l’Inghilterra, nell’intervista pubblicata questa mattina dal Corriere: quasi di sorpresa, ma non tanto per il verdetto finale, ma per il modo con cui il ct ha portato i suoi alla gloria. La stella del Milan, non ci gira attorno e subito spiega la sua sorpresa e ammirazione per il lavoro di Mancini: “Stupito?Moltissimo. Roberto è uscito dal retaggio del gioco difensivo che fa parte da sempre del calcio italiano. Ha fatto una cosa differente, nuova. Almeno se la confrontiamo con il percorso recente del nostro movimento”. Dall’eliminazione agli ultimi Mondiali fino al tetto d’Europa: il cammino dell’Italia di Mancini è stato lungo e impegnativo con il tecnico che si è rimboccato le maniche e per una volta, secondo Sacchi, ha provato a “costruire invece che distruggere”: “Abbiamo pensato per tanto tempo che distruggere fosse meglio che costruire, invece è l’esatto contrario. La speranza è che, a forza di perdere, ci sia venuto qualche dubbio. Forse noi abbiamo capito che bisogna cambiare per migliorare” le parole della stella ex Milan.
SACCHI LODA MANCINI: “COSTRUITO UN CAPOLAVORO”
Parole ben chiare quelle di Arrigo Sacchi sulle colonne del Corriere, che ben spiegano il salto di qualità che la nazionale italiana ha fatto negli ultimi anni sotto la guida di Roberto Mancini: un tecnico capace che ha saputo dare una nuova mentalità al gruppo azzurro, certo grazie anche alle sue esperienza all’estero: “ Fuori dall’Italia la mentalità è differente, da noi non diamo nemmeno tempo a un commissario tecnico di costruire. Eppure quel lavoro ha bisogno di pazienza”. Dunque voglia di cambiare e costruire qualcosa di nuovo ma pure tanta pazienza: indicazioni difficili da seguire in un contesto come è quello della Nazionale, dove gli incontri coi giocatori sono davvero pochi, come ha ricordato Sacchi: “Con il club facevo trecento allenamenti all’anno, in azzurro se va bene hai la possibilità di organizzarne trenta, forse meno, venticinque. È tutto più difficile, i sincronismi non si creano senza lavorarci a lungo”. E proprio per questo l’impresa di Mancini ha ancor piò valore: “Perciò Mancini è stato bravissimo: ha raccolto i cocci dell’esclusione dai Mondiali e ha costruito un capolavoro”.