Renato Zero ospite di A raccontare comincia tu, il programma di interviste di Raffaella Carrà riproposto in replica su Rai3. Il re dei sorcini si è raccontato a cuore aperto: dagli esordi al grande successo. “Ora arriverà la signorina Carrà che mi farà il terzo grado” sono le parole con cui Renato Zero si guarda allo specchio del camerino poco prima dell’incontro con la sua grande amica Raffaella. L’artista romano non si è risparmiato condividendo anche momenti di vita non proprio felici. Dalla solitudine vissuta durante l’infanzia alla paura di non essere compreso nella vita e nell’arte. “A via Ripetta abitavamo quattro fratelli, mio padre e mia madre, mia nonna Renata e tre fratelli di mia madre. Si stava insieme, c’era sempre questo calore, questa convivialità” – ha raccontato Zero che da quella solitudine ne è uscito fuori grazie alla follia. “È stata la follia ad infrangere la mia solitudine, che sono riuscito a sublimare in bellezza. La follia è il segno distintivo di chi vuole cambiare il mondo. I folli sono stati Leonardo da Vinci, Michelangelo, Gesù. Sono i folli che abbiamo amato” – ha detto a gran voce il cantautore romano..
Renato Zero de Il Cielo: “da grande volevo solo esistere”
“Cosa volevo fare da grande? Io volevo esistere”. Con queste parole Renato Zero si è raccontato nel programma “A raccontare comincia tu” di Raffaella Carrà. “Esistere significa avere una mia personalità, una mia dimensione, avere un messaggio” – ha poi aggiunto l’artista parlando della sua adolescenza e gioventù con il pubblico dei sorcini, e non solo, in visibilio da casa. Sul finale però il cantante ha anche confessato: “il dramma della mia vita e della mia carriera è stata la paura di non essere capito”. Infine sul concetto di libertà, Zero ha precisato: “le persone che non accettano i diversi non accettano se stesse. Credo che la vittoria migliore per i non diversi sia diventarlo”.