Sognando la vacanza si sogna inevitabilmente un luogo ideale. Personalmente il mio luogo ideale è un piccolo paese di 1600 anime in provincia di Arezzo. Un borgo come tanti nell’Italia centrale, arroccato su una collina che domina le campagne sottostanti della Valtiberina. Il nome gli deriva da un’origine mitica: qui c’era il Mons Erculis, da cui, appunto, Monterchi.
Per ragioni che restano ancora non chiare, in questo piccolo paese un giorno di oltre cinque secoli fa, si palesò uno dei più grandi artisti della storia. Arrivò e lasciò un affresco insolito, di meravigliosa solarità e di amore senza ombre per la vita. Lo realizzò, secondo una vulgata, per commemorare la madre, da cui per altro aveva curiosamente preso il nome: Piero della Francesca si chiama così con riferimento alla mamma che si era sposato con un esponente della famiglia de’ Franceschi.
Cosa collega questo pur meraviglioso affresco alla dimensione della vacanza? Semplice: è un’immagine capace di metterci in pace con la vita e con il mondo. È un’immagine davanti alla quale il nostro sguardo, e con lui tutto il nostro essere, è portato a fare un’esperienza di pace e di vero riposo. Un riposo dell’anima.
È anche un’immagine di straordinaria pienezza, e non potrebbe essere altrimenti visto che ha come soggetto una donna visibilmente incinta, quindi “piena”, la Madonna del Parto. La donna troneggia, con la mano sul fianco, all’interno di una tenda. Ma non è su un trono, bensì sembra avanzare su di noi. Lo sguardo limpido e leggermente abbassato esprime un senso di serenità e di consapevolezza. Ha un qualcosa di regale, ma allo stesso tempo è in una posa assolutamente quotidiana: ha scritto recentemente uno storico dell’arte, Andrea De Marchi, che sembra essersi appena rinfrescata: ha i capelli raccolti con le fasce, come si faceva prima di mettersi un copricapo o un velo. In questo modo resta scoperto il meraviglioso collo, perfetto come quello di una statua greca, ma insieme reale come quello di una orgogliosa mamma italiana.
Se l’immagine rappresenta il disvelamento di un mistero, raramente abbiamo sentito il mistero palesarsi in modo così concreto, credibile ai nostri occhi.
Sotto quella tenda-padiglione si deve stare davvero bene, un po’ come in quella che i tre che avevano seguito Gesù sul Tabor sognavano di fermarsi. Qui si è anche rassicurati dalla presenza di quei due angeli belli ed energici che ce la tengono aperta e lasciano che venga invasa da una luce calda, densa; la luce dei giorni perfetti. Oggi questa meravigliosa immagine è esposta in una situazione disgraziatissima, dietro una vetrina, all’interno di una scuola costruita ai tempi del fascismo. Comune, curia e stato se la contendono, così ogni soluzione alternativa viene bloccata dai veti reciproci. Fino al 1992 la Madonna del Parto era invece conservata in una cappellina del cimitero di Monterchi: una situazione precaria che però la metteva in relazione con il paesaggio circostante. Era parte integrante, con la sua dolcezza, di ciò che la circondava, mix mirabile di natura e lavoro umano.
Se la vacanza serve per rimettere insieme i pezzi della vita, a Monterchi il risultato è garantito.
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