La Repubblica Islamica dell’Iran teme il calo demografico e per contrastare questo fenomeno ha deciso di lanciare un’applicazione di incontri, una sorta di Tinder. Come si legge su Il Messaggero, l’idea dello stato iraniano è quella di diffondere fra i ragazzi una piattaforma che permetta di trovare moglie, ma secondo gli standard religiosi vigenti. Fra i giovani iraniani circolano già delle app “tipo Tinder” vietatissime, in quanto alimenterebbero la libertà e i modi di vita peccaminosi tipici degli occidentali, ma per favorire gli incontri e soprattutto, aumentare le nascite, la televisione di stato ha annunciato appunto un’app eticamente approvata.
Si chiama Hamdam che significa “compagno” e “partner” in farsi, ed ha l’obiettivo di far trovare la propria anima gemella. E’ l’unica piattaforma di questo tipo che si potrà usare in Iran, in quanto, come detto sopra, tutte le altre sono considerate illegali e chi le usa rischia guai seri. L’applicazione approvata dai Mullah è stata sviluppata dall’Istituto Culturale Tebyan, organismo facente parte dell’Organizzazione della Propaganda Islamica, e mira appunto a far incontrare, attraverso appositi algoritmi, gli uomini che si vogliono sposare e le donne che vogliono avere figli.
IN IRAN ARRIVA IL TINDER DI STATO: “FAMIGLIA INDEBOLITA DAL DEMONIO”
Komeil Khojasteh, responsabile del Tebyan, ha spiegato che l’obiettivo è quello di frenare la distruzione della famiglia tradizione «minacciata da modelli occidentali. Indebolire la famiglia è l’obiettivo del demonio, e i nemici dell’Iran cercano ovviamente di imporre le loro idee».
Chi si iscrive deve passare un lungo test psicologico, e l’eventuale incontro con una ragazza viene filtrato “dalla presenza perenne di consulenti di coppia – scrive Il Messaggero – figure specializzate a facilitare l’amalgama tra i ragazzi”. Una volta che si organizza l’incontro, i consulenti continueranno ad affiancare la coppia per ben quattro anni dopo l’eventuale matrimonio, controllando che i due si uniscano e abbiano dei figli. L’iscrizione all’app, come precisa la pubblicità in tv, è gratuita, anche se chi c’è dietro i finanziamenti non è chiaro.