Il primario Saverio Tateo rompe il silenzio durato mesi e si difende dall’accusa di aver creato un clima di terrore nel reparto di ginecologia dell’Ospedale Santa Chiara di Trento in cui lavorava la dottoressa Sara Pedri, scomparsa il 4 marzo. Lo fa tramite una lettera scritta dagli avvocati Vincenzo Ferrante e Salvatore Scuto, i quali lo definiscono «vittima di una campagna mediatica di inusitata forza diffamatoria che, sulla base di illazioni menzogne e strumentalizzazioni», vuole metterlo in relazione con la scomparsa della ginecologa. «Un circuito mediatico che sembra proprio teso a ricercare una sponda giudiziaria al fine di replicare, ancora una volta, quel circolo vizioso destinato a consumare l’indebita sostituzione del giudizio mediatico a quello dei Tribunali, sulla base di una rappresentazione falsa, unilaterale e spesso demonizzante della persona coinvolta», scrivono nella nota diffusa alla stampa i legali del medico allontanato dal reparto dopo un’indagine interna dell’Azienda sanitaria trentina, da cui sono emersi «fatti oggettivi e una situazione critica».
Finora Saverio Tateo è rimasto in silenzio, evitando ogni esposizione mediatica, per «non interferire con le attività di indagine e accertamento compiute sia dall’Autorità Giudiziaria sia dalla Direzione Generale dell’Ospedale». Ma ha fornito ogni elemento collaborando con l’ospedale e l’autorità giudiziaria, «al fine di fare chiarezza su quanto fosse eventualmente accaduto sul luogo di lavoro durante i pochi mesi in cui la dottoressa Pedri ha operato, in prova, presso il reparto da lui diretto».
SARA PEDRI SCOMPARSA, SAVERIO TATEO “NESSUN COINVOLGIMENTO”
Secondo i legali del primario Saverio Tateo, questi elementi convergono verso «la radicale esclusione di qualsiasi nesso di causalità tra la scomparsa della dottoressa Pedri e l’attività e la funzione da egli svolta in qualità di Direttore dell’Unità Operativa». Inoltre, fanno riferimento a dichiarazioni e interviste, «intese indebitamente ad anticipare conclusioni ancora tutte da verificare». A tal proposito, gli avvocati nella nota chiariscono che «nulla è stato mai contestato al dott. Tateo, né dall’autorità inquirente, né dal proprio datore di lavoro». Quindi, passano al contrattacco, spiegando che in questo modo si alimenta «un gravissimo fenomeno di naming and shaming cui è vittima il nostro assistito e contro il quale valuteremo ogni azione giudiziaria necessaria per la tutela della sua reputazione». Inoltre, chiariscono di voler tutelare il lavoro svolto dal dottor Tateo nei dieci anni di direzione del reparto nell’arco di una carriera trentennale, «che lo ha visto operare in Italia e all’estero, sempre esclusivamente all’insegna della tutela della salute delle pazienti». Sulla scomparsa di Sara Pedri vi è un’indagine triplice: una sul fronte giudiziale, l’altra su quello ministeriale e una interna all’azienda sanitaria. L’obiettivo è verificare il clima nel reparto di ginecologia di Trento, guidato dal primario Saverio Tateo e dalla vice Liliana Mereu. L’ambiente è stato descritto da diverse operatrici e famigliari della ginecologa scomparsa come vessatorio.