Putin volle davvero Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America? “Le Monde” e “The Guardian” salgono sul ring giornalistico e danno vita a un confronto a colpi di penna. L’offensiva, a dire la verità, è partita dalla testata transalpina, dopo la pubblicazione da parte dei colleghi d’Oltremanica di un dossier segreto nel quale si dimostrerebbe come nel 2016 la Russia avesse cercato, su ordine di Putin, di agevolare in tutto e per tutto l’elezione del tycoon alla Casa Bianca, in quanto ritenuto un profilo “mentalmente instabile” e che avrebbe potuto fare comodo a Mosca sotto diversi aspetti.
Un autentico scoop, messo in questi termini; peccato, però, che “Le Monde” sostenga convintamente che le prove fornite dal “The Guardian” siano permeate da continui ricorsi alla retorica, così come si evincerebbe dalla frase in cui Putin affermerebbe che “è assolutamente necessario usare tutte le forze possibili per facilitare l’elezione di Trump alla presidenza americana”. Il problema, però, starebbe nell’autenticità del rapporto, dal momento che l’articolo pubblicato dal giornale britannico è attraversato da poche certezze.
LE MONDE VS THE GUARDIAN: “PUTIN VOLLE TRUMP PRESIDENTE? BUFALA”
L’autore dell’articolo del “The Guardian”, infatti, scrive che il decreto “appare” firmato da Putin, che i documenti “si ritiene provengano” da un leak del Cremlino e offrono “una conferma apparente” della tesi sostenuta nell’articolo. Inoltre, scrive “Le Monde”, “il documento russo si riferisce a certi eventi riportati nell’allegato 5. Purtroppo, di questo allegato non c’è traccia nel documento riportato dal Guardian”.
Infine, la duplice stoccata finale: il testo sembra “troppo comodo, e puzza di operazione di disinformazione” e il giornalista che ha firmato l’articolo, Luke Harding, non avrebbe una credibilità inattaccabile, nonostante abbia alle spalle oltre trent’anni di carriera. Infatti, scrive ancora “Le Monde”, “il giornalista Glenn Greenwald, anche lui un ex Guardian, quando ha pubblicato le rivelazioni di Snowden ha contestato la credibilità di Harding, ricordando come in passato abbia falsamente dichiarato che nel novembre 2018 Paul Manafort, ex manager della campagna di Trump, abbia incontrato Julian Assange all’ambasciata ecuadoriana a Londra”.