La 23enne Ikram Nazih, italo-marocchina, arrestata in Marocco per un post di anni prima sul Corano sarà un altro caso Patrick Zaki? Prima di “bollare” casi mediatici senza considerare le storie umane che stanno dietro alle indegne decisioni di Paesi con uno stato di diritto tutt’altro che solido, la storia della ragazza di Vimercate (Monza-Brianza) sta iniziando ad emergere almeno nell’opinione pubblica. Da giorni solo alcune associazioni e la Lega (con il deputato Massimiliano Capitanio) trattano di quanto avvenuto a Ikram, salvo per fortuna negli ultimi giorni alcuni appelli giunti sui quotidiani e oggi sul “Domani”: la ragazza è nata nel 1998 in Brianza da genitori marocchini, ma ha doppia cittadinanza e negli ultimi mesi viveva a Marsiglia perché li frequenta l’università.
Il “caso” diplomatico scatta lo scorso 20 giugno quando Ikram Nazih va ritorno in Marocco per visitare alcuni parenti ma appena atterrata all’aeroporto di Casablanca viene interrogata e arrestata seduta stante: il motivo, spiega il portale “Africa Express”, riguarda quanto un episodio avvenuto qualche anno fa quando ancora aveva 19 anni. In pratica, sui social Ikram condivise un post satirico sul Corano, salvo poi cancellarlo subito. Non è bastate a salvarla dalla messa sotto inchiesta e poi condanna del Tribunale di Marrakesh: con un processo avvenuto in 8 giorni, lo scorso 28 giugno la ragazza è stata condannata a tre anni e mezzo di galera e una multa di quasi 5mila euro per «offesa pubblica dell’Islam».
APPELLO PER LIBERARE IKRAM
La denuncia per blasfemia che pendeva sulla testa di Ikram Nazih si è materializzata appena messo piede in Marocco ma ora il caso diventa anche diplomatico e si aggiunge ai già complessi rapporti tra Italia e Rabat: il 1 luglio scorso Capitano ha presentato ufficiale interrogazione parlamentare, spiegando di essere in contatto con l’ambasciatore italiano in Marocco, «la ragazza è assistita da un avvocato marocchino ma le nostre autorità consolari hanno potuto visitarla in carcere e anche il padre è arrivato in Marocco». Da oltre un mese è silenzio quasi assordante dell’intera sinistra (o quasi, tranne il deputato Pd Emanuele Fiano) anche a livello internazionale, con l’eco del caso Zaki che a suo tempo fu decisamente più forte; non solo, nel caso di Ikram la ragazza già è italiana a tutti gli effetti, per cui non si spiega davvero la quasi totale assenza di notizie e critiche serrate al comportamento del Tribunale di Marrakesh. Due anni fa la giovane pubblicò sulla sua pagina Facebook un post in lingua araba con un estratto del Corano “Kautar”, ribattezzandolo “versetto del whiskey“: il meme condiviso faceva del Corano una parodia, «In verità ti abbiamo dato il whiskey, e bevilo nel nome del tuo Signore, puro non mescolato con la Pepsi». Per questo motivo qui e solo per questo ora Ikram si dovrà fare 3 anni e mezzo di carcere, anche perché in quanto figlia di un cittadino marocchino la legge locale prevale sulla sua cittadinanza italiana. Tutto questo sempre che il Governo Draghi e le pressioni della comunità islamica italiana non riescano a sbloccare l’impasse: «E’ tradizione consolidata dei sovrani musulmani – si legge nell’articolo sul sito la Luce del direttore musulmano Davide Piccardo – adottare in occasione della grandi festività islamiche provvedimenti di grazia* a favore dei detenuti nel loro Paese». Martedì 20 luglio si celebrerà la Festa del Sacrificio (Aid al Adha) ed è in base alla tradizione islamica che viene richiesta la grazia per Ikram. Per il leghista Capitano non occorre abbassare la guardia su quanto avverrà nelle prossime settimane: «Speriamo che la sentenza di primo grado possa essere ribaltata in appello, dopo aver accolto i chiarimenti arrivati dalla difesa. La diplomazia sta facendo di tutto e confidiamo assolutamente nella giustizia e nelle autorità locali per l’esito positivo di una vicenda molto complessa. La studentessa non è sola e può contare sul supporto di molti parlamentari e anche di associazioni di donne marocchine con cui ho avuto modo di confrontarmi, anche per gestire nel modo più adeguato la vicenda».