Era il 20 luglio 1973 quando le televisioni di tutto il mondo diedero la scioccante notizia: Bruce Lee era morto. Nessuno ci voleva credere. Ma come? il divo, il maestro, il re indiscusso del Kung Fu? Proprio lui deceduto? Impossibile. Inoltre, sebbene il coroner ne avesse attribuito la morte alla reazione allergica ad un farmaco, (l’Equagesic), rimangono ancora oggi molti punti oscuri legati alla sua scomparsa.
Qual’è la verità che si cela dietro alla morte di Bruce Lee? Secondo alcuni, Bruce sarebbe stato assassinato dalle triadi cinesi, che dopo aver cercato di “arruolarlo” fra le proprie fila, non gli perdonarono mai di aver rifiutato. Secondo altri invece, furono altri maestri ad assassinarlo, perché lui aveva infranto il sacro dogma di non insegnare le arti marziali ai non cinesi. Per altri ancora era morto per droga. Un particolare inquietante: nel film l’ultimo combattimento di Chen, nel quale Lee interpreta praticamente se stesso, un malavitoso, mischiatosi tra altri attori che dovevano sparare a salve, spara invece per davvero al personaggio interpretato da Lee per ucciderlo. Brandon, il figlio di Bruce, morirà nel 1994 (questa volta per davvero) a causa di un episodio molto simile…
Bruce Lee, dalle arti marziali a Hollywood
Il 27 novembre 1940, passerà alla storia come l’anno della nascita della leggenda del Kung Fu. Per i cinesi inoltre, l’anno 1940 è infatti l’anno del Dragone. Il Padre, era un noto attore locale che aveva fatto fortuna coi film tradizionali (per fare un parafrasiamo, la vicinanza più verosimile fu quella con Vittorio De Sica, icona del cinema italiano che recitò a fianco di numerosi attori e attrici americane, tra le quali l’attrice Sharon Tate). Com’è noto fu Ip Man ad iniziare il giovane Bruce alla pratica delle arti marziali. Dal saggio maestro, Lee apprese l’arte del Wing Chun, un particolare stile di Kung Fu.
In poco tempo, il giovane divenne abilissimo in quello stile e nei suoi occhi, iniziò a brillare quella scintilla inconfondibile che tutti poi avrebbero conosciuto. Desideroso di diventare una star, salpò alla volta degli stati uniti, dove mosse i primi passi nel mondo del cinema con la serie tv “Il calabrone Verde”. Fu però coi film successivi, “Dalla Cina con Furore”, “Il Furore della Cina colpisce ancora”, “L’urlo di Chen terrorizza anche l’occidente” (dove tenne uno scontro memorabile con Chuck Norris all’interno del Colosseo) e “I tre dell’operazione drago” che la sua fama internazionale come attore e come artista marziale era destinata ad esplodere.
Bruce Lee, qual è l’eredità del piccolo drago?
Bruce Lee ha cambiato radicalmente e senza ritorno l’ immagine di cinesi nel mondo. Ad oggi infatti, in molti film il personaggio cinese viene automaticamente associato ad una sconfinata abilità nella pratica delle arti marziali. Nei film, nelle canzoni, nei videogame infatti proliferano citazioni a dismisura. Si cita a tal proposito qualche esempio. Nel videogame Mortal kombat (forse il più famoso e duraturo picchia-duro degli ultimi vent’anni) il protagonista Liu –Kang è guarda caso un cinese che colpisce imitando il miagolio di un gatto, proprio come Bruce. Nel videogame Tekken , divenuto una bandiera relativamente all’acquisto della console Ps1,2,3 i personaggi di Forest Law e del padre, sono palesemente ispirati, tanto La figura nelle movenze quanto nelle espressioni verbali, all’attore cinese. Una parentesi lievemente comica ma significativa per comprendere quanto il personaggio di Lee significhi per la Cina. Il film “C’era una volta ad Hollywood” in Cina non è mai uscito. È vero. Perché? Perché nella pellicola si vede l’attore Brad Pitt sconfiggere l’eroe cinese. La figlia di Bruce Lee si è adoperata affinché il film non uscisse poiché avrebbe infangato la memoria del padre. Ma quante memorie ispira ed ispirerà il “Piccolo Drago”?