Si all’obbligo dei vaccini a chi è esposto al pubblico, e ok ai vaccini per i più giovani. Questo in estrema sintesi il pensiero di Guido Rasi, professore ordinario di Microbiologia all’Università di Roma Tor Vergata e consulente per l’emergenza del generale Figliuolo, nonchè ex direttore dell’Ema, l’Agenzia europea dei farmaci. “I vaccini essenzialmente andranno resi obbligatori per tutti coloro che sono esposti al pubblico – le sue parole rilasciate stamane ai microfoni del quotidiano La Stampa – un provvedimento necessario anche per diminuire i contagi e i ricoveri”. Sui vaccini ai più giovani, invece, spiega: “Dobbiamo combattere ogni possibile serbatoio del virus Per la scienza ora vale la pena farlo fino a dodici anni e poi probabilmente si scenderà a sei”.
Stando a quanto spiega Rasi la convenienza non è immediata, “ma ci sono rari casi pediatrici gravi. Inoltre, la variante Delta tra i 10 e i 30 anni sta creando qualche problemino. E poi c’è la questione della protezione di massa: non possiamo permetterci che il virus continui a circolare tra i ragazzi”. Rasi si è espresso anche sul Green Pass, che in questi giorni sta dividendo in due l’opinione pubblica: “Il green pass è giusto estenderlo il più possibile per contrastare la diffusione della variante Delta. Ci sono però 4 milioni di guariti che fanno fatica a ottenerlo mentre lo meriterebbero anche senza vaccinazione”.
GUIDO RASI: “LA TERZA DOSE DI MASSA NON HA SENSO MA…”
Quindi ha aggiunto: “Serve un piano nazionale per monitorare l’andamento della vaccinazione in previsione del calo dell’immunità e di nuove varianti: chi è coperto, con quante dosi, da quanto tempo e con quali risultati”, e in merito ad una possibile variante del covid resistente al vaccino spiega: “Sarebbe l’unico caso in cui servirebbe una nuova vaccinazione di massa, ma personalmente non credo a questo scenario”.
Ai leader che politici che esitano a vaccinarsi Rasi dice: “Aiuterebbero i buoni esempi. In ogni caso, per la scienza fino a 12 anni i bambini vanno vaccinati. E poi probabilmente si scenderà a sei”. Si è parlato tanto anche della terza dose in queste ultime settimane: “La terza dose di massa non ha senso – spiega – ma per immunodepressi e anziani potrebbe servire. È ora di decidere il modo in cui farlo, probabilmente con un vaccino diverso e aggiornato per le future varianti. E poi cerchiamo quel 6 per cento di persone che non rispondono alla copertura per capire chi sono e perché”.