Il padre di Seid Visin, ex giocatore delle giovanili di Milan e Benevento, ha smentito nelle passate settimane che il suicidio del figlio fosse connesso al razzismo. Oggi però, l’intento suo e della moglie è quello di dare voce al pensiero del giovane: “porteremo avanti la sua lotta contro il razzismo e contro ogni tipo di discriminazione. Lo faremo a partire dalla sua lettera. La leggeremo e la discuteremo nelle scuole, nei campi di calcio, nelle conferenze. Lo faremo per lui e per ogni Seid che si sente fuori posto per il colore della sua pelle”, ha detto l’uomo raggiunto al telefono dal Corriere della Sera.
Sein, ventenne nato in Etiopia ed adottato quando aveva 7 anni, all’inizio di giugno si è tolto la vita. Nei primi giorni si disse che era morto in seguito ad un malore ma poi fu svelata la verità, trapelata sui social con una lettera contro il razzismo che lui aveva scritto a gennaio del 2019. “Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone”, si legge in un passaggio. Papà Walter e sua moglie Maddalena intervennero per fare chiarezza spiegando che Seid era “un ragazzo tormentato, con molti problemi. Ma il razzismo non c’entra con il suicidio. Quella lettera era uno sfogo superato”.
SEID VISIN, LA VERITÀ SULLA MORTE
A distanza di un mese e dopo aver indagato, riflettuto e letto tutti gli sfoghi del ragazzo, i suoi genitori hanno compreso che invece il razzismo era parte del problema, un peso importante nella vita del figlio Seid. “In quei giorni eravamo scioccati, confusi. Mia moglie lo ha trovato in quelle condizioni… una cosa devastante. Abbiamo alzato dei muri per difenderci dal dolore e per respingere un assalto mediatico che non ci aspettavamo”, si è giustificato il padre. Ora invece è pronto a dirlo a voce alta: “sì, il razzismo ha contato nella vita e nella morte di nostro figlio”. Erano tanti i segreti che Seid si è portato dietro per troppo tempo: “dispiaceri e abusi subiti in Etiopia da piccolo”, ha svelato il padre, “Questo ha certamente contato nella sua decisione di togliersi la vita. Ma in quella decisione c’è anche il razzismo che ha vissuto come ragazzo nero qui in Italia”. E solo adesso l’uomo si rende conto come quelle passate come semplici battute, in suo figlio hanno avuto un ruolo ed un peso decisivo: “Ora so che ogni parola può aprire una ferita”, ed ammette, “Anch’io ho sbagliato a sdrammatizzare”.