La variante Delta continua a circolare con assiduità in Italia e in molti Paesi del mondo, colpendo le fasce d’età più giovani, in quanto tendono a dare vita con frequenza ad assembramenti o, comunque, a non rispettare le misure di distanziamento previste. Così, anche entro i nostri confini si sta riscontrando un aumento della casistica (età mediana pari a 28 anni, ndr), con sintomi sempre più severi. Infatti, stando alla stima effettuata dall’Istituto Superiore di Sanità, la variante Delta è ormai presente nel 32,6% delle sequenze depositate dal nostro Paese nella banca internazionale Gisaid, che ingloba le mappe genetiche del virus SARS-CoV-2 di tutto il pianeta, mentre la variante Alfa è scesa al 37,9%.
Non tutti i ragazzi, pertanto, sono paucisintomatici, come rivela a Sky Tg24 Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma: “Sin dall’inizio della pandemia i giovani sono stati colpiti dal virus e hanno anche presentato casi gravi, tanto che sono stati registrati dei decessi pure in questa fascia d’età. Oggi, sempre più giovani presentano la perdita dell’olfatto e del gusto. Sono sintomi fortemente debilitanti, perché possono permanere per periodi anche lunghi o addirittura evolvere in una condizione cronica”.
VARIANTE DELTA, SINTOMI GRAVI TRA I GIOVANI: QUALI SONO?
Anche sintomi gravi tra i più giovani colpiti dalla variante Delta, dunque, fra cui figurano anche le polmoniti severe. Come ha sottolineato l’esperto a Sky Tg24, è errato ritenere che gli adolescenti sviluppino sempre forme lievi della malattia. Addirittura, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Nature Medicine” sul Long Covid ha svelato che la metà dei giovani adulti sono risultati positivi al virus ha manifestato sintomi persistenti per 6 mesi.
“Nessuno è esente dal rischio di malattia grave – ha proseguito Andreoni – e questo vale anche per i bambini e i giovani. Le manifestazioni possono essere diverse da caso a caso. Quello che ci si deve aspettare è che i numeri continuino a crescere. Ora bisogna mettere in atto delle misure diverse e stringere sul Green Pass”. Intanto, il professor Tim Spector, a capo di un progetto nel Regno Unito per individuare con precisione la sintomatologia, “i sintomi nei giovani sono più simili a un brutto raffreddore”. Meglio, comunque, non correre rischi.